(Worm Hole Death, 2011)
1. Dusk over The Nations
2. Scribbling On Some Fears
3. Disinformatjia
4. Hero
5. Beautiful Machine
6. Teddy
7. Small Rooms/Colourless Sand
8. Useless
9. The Earth Trembles
10. The End That I Dream
10. Residual Of A Dream
La Worm Hole Death ci presenta i The Conflitto, italianissimo combo post-hardcore di La Spezia attivo da ormai sei anni con due EP all’attivo (Burning Karma del 2006 e Kids die, Music and Protest don’t Kill del 2008), e giunto all’esordio su lunga distanza con questo Dusk Over the Nation.
Giungiamo in lieve ritardo con la recensione di questo album, in quanto il disco è uscito nell’ormai passato 2011, ma il primo impatto con l’ascolto di questo lavoro ci fa pensare che non siamo gli unici ad essere in lieve ritardo. Come si può notare ascoltando Dusk Over the Nation il combo ligure forgia dieci brani (più intro) decisi, forti di un songwriting discreto e dal carattere prevalentemente post-hardcore, purtroppo però il risultato finale risulta essere attempato, e per questo svantaggiato, già dalla nascita: se infatti i The Conflitto possono farsi fregio di una lista di influenze di prim’ordine, grazie ad un sound che riprende elementi cari a band come Refused, Converge, The Dillinger Escape Plan, Comeback Kid ed in parte anche ai Neurosis di Scott Kelly e soci (tutte band citate anche dagli stessi The Conflitto come loro principali influenze), non può farsi altrettanto fregio di particolari meriti di originalità nell’elaborazione delle stesse. Svolgendo tutti i calcoli potremmo quindi dire che Dusk Over the Nation suona quasi come un disco uscito una decina di anni fa.
Altra influenza predominante nel sound del four-piece di La Spezia sono i compianti Botch (pionieri indiscussi del mathcore e padrini dello suddetto genere con Nineironspitfire e Coalesce), di cui riprendono il sound dissonante, altamente cadenzato e talvolta sbilenco. D’altronde ogni band che si misura con questo tipo di sonorità deve, per forza di cose, misurarsi con lo spettro del combo di Tacoma, vedi i primi Norma Jean (Bless the Martyr and Kiss the Child del 2002 ad esempio).
Da come ne parliamo sembra che questo disco non goda di pregio alcuno, ma non fatevi ingannare: i The Conflitto sono una band sincera, che non ama i giri di parole e fa quello che ama, e non ci sono dubbi sulla loro attitudine e devozione alla causa del loro sound, cosa che manca a tante band di oggi. L’elenco dei pro non è ancora esaurito, infatti tra momenti più “storti” e dissonanti, episodi rock-oriented ed elementi noise notiamo una certa qualità di fondo nella band, grazie a brani come “Disinformatjia” e “Small Rooms/Colourless Sand”, che segnaliamo come i brani di punta del disco.
Le capacità ci sono, gli spunti stilistici pure, ma bisogna osare ancora per uscire definitivamente dal guscio e creare qualcosa che suoni puramente The Conflitto. Sufficienza meritata, in attesa di ulteriori sviluppi.
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