Listenable Records (2009)
1. Under Siege ; 2. Like Clockwork ; 3. With Different Eyes ; 4. Escape These Walls ; 5. Decorus ; 6. Misconceptions ; 7. Echoes ; 8. Hands Of Time ; 9. The Impact Of Two Hearts ; 10. A Clear Perception
Usate le orecchie, non gli occhi, perché questo è uno di quei casi in cui l’apparenza inganna. I The Eyes Of A Traitor sono inglesi, e hanno una media d’età di diciott’anni… Se state pensando ai Bring Me The Horizon, lasciate perdere e usate le orecchie, perché “A Clear Perception”, pubblicato dalla sempre accorta Listenable Records, è la ventata d’aria fresca che molti aspettavano, dai nuovi esponenti del “metalcore intelligente” di cui il Regno Unito era ancora privo (anche se qualche timido tentativo era già stato fatto dagli Architects).
Il riff iniziale dell’opener “Under Siege” porta subito alla mente, come un lampo, i Meshuggah, per poi evolversi nel metalcore più articolato e privo di breakdown tipico dei Misery Signals (autori dello stupendo “Controller” l’anno scorso, album che, come vediamo, sta già facendo proseliti), e culminare in un chorus melodico denso di pathos e privo della banalità che troppo spesso caratterizza le clean vocals nelle comuni metalcore bands. All’ascolto di questo primo pezzo vi saranno già abbastanza chiari gli intenti del gruppo: nell’eterogenea tracklist, infatti, troverete tante idee interessanti e brillanti, ma senza eccessive divagazioni. La formula, infatti, è quella già testata dai Misery Signals (se vogliamo trovare un principale difetto all’album è proprio l’eccessiva devozione, peraltro comprensibilissima, per i cinque americani): un metalcore che riesce ad essere fluido e godibile pure nella complessità delle composizioni, grazie a soluzioni chitarristiche azzeccate e piacevoli sia nelle parti aggressive sia in quelle melodiche, oltre a ritornelli efficaci che contribuiscono a creare parentesi di ampio respiro all’interno dei pezzi: ricorderete dopo pochi ascolti le strutture di pezzi come “Like Clockwork”, “Escape These Walls”, “Misconceptions”, “Hands Of Time”.
La cosa che stupisce di questo “A Clear Perception” è l’incredibile personalità di questi ragazzi: al di là dell’amore per i Misery Signals, infatti, i The Eyes Of A Traitor dimostrano di andare ben oltre il concetto di metalcore ampiamente diffuso in Inghilterra e non solo, con sperimentazioni vincenti che gli Architects, per quanto s’impegnino, ancora non riescono ad ottenere. Ad esempio, l’uso delle tastiere è assolutamente coscienzioso, senza alcun richiamo pacchiano al black sinfonico (chi ha detto Winds Of Plague e Abigail Williams?), anzi molte melodie sembrano ispirate agli ultimi Dark Tranquillity. Basta ascoltare “Decorus” (a parere del sottoscritto, la traccia migliore dell’album) per sentire quanta voglia di creare qualcosa di diverso abbiano i giovani inglesi: l’apertura del pezzo è affidata alle sole tastiere, che vanno a creare un tappeto costante che accompagna tutta la composizione, anche su una base più “metalcore” (nel senso originale che aveva il termine, quando Shai Hulud, e Strongarm prima di loro, facevano scuola unendo all’hardcore melodie più chiaramente “metal”… senza breakdowns a profusione), fino a giungere al culmine con un’apertura melodica memorabile.
Ovviamente non stiamo parlando di un album perfetto: ci sono un paio di ingenuità, o perlomeno un paio di sezioni troppo simili tra loro, ma in generale sono tutti errori facilmente perdonabili ad un gruppo che già dal debutto, in giovanissima età, promette davvero bene per il futuro e merita di essere supportato molto più di tanti altri ragazzini che devono il loro successo più ai loro capelli che all’effettiva qualità della musica. Ampiamente promossi, e voto arrotondato con consapevole ma meritata generosità. Voi chiudete gli occhi, e aprite bene le orecchie.
Voto: 8