01. Autotheist Movement I Create
02. Autotheist Movement II Emancipate
03. Autotheist Movement III Deconsecrate
04. Accelerated Evolution
05. The Eidolon Reality
06. Ten Billion Years
07. Hail Science
08. Hymn Of Sanity
09. In Solitude
La Sumerian Records riesce sempre a far parlare di sé per la qualità delle band del proprio roster, band mai scontate e accomunate da un unico comune denominatore, quello della tecnica. Dai Periphery, passando per i Veil of Maya fino ad arrivare ai The Faceless, si tratta sempre di band che fanno del death metal (specie le ultime due) solo un punto di partenza del proprio sound, che viene completato ed irrobustito da soluzioni estremissime nel senso più lato del termine. Nel caso specifico i nostri non hanno paura di esprimersi utilizzando maniere spesso poco convenzionali; recensire quindi il nuovo disco dei The Faceless, specie dopo quel capolavoro che risponde al nome di Planetary Duality targato 2008, non è impresa facile.
Per quanto il precedente album fosse già all’avanguardia, grazie anche a un immaginario techno–metal tutto inventato da Keene e soci, questo nuovo album dalle premesse risulta essere ancora più estremo di quanto non lo fossero i precedenti, con un occhio al progressive che in questo nuovo effort della band californiana è ancora più esplicito e vivo. “Deconsacrate” parte con una intro tutto fuorché metal per poi aprirsi in un turbinio di riff supersonici che fanno da contraltare alle vocals brutali e dirette distese su un tappeto progressive, richiamato nella maniera più classica come mai successo prima in un album dei The Faceless; c’è spazio anche per assoli pregevoli e intermezzi davvero insoliti per un pezzo che non possiede un vero filo logico. Sulla stessa scia si sviluppano tutte le altre canzoni del lotto, caratterizzate da una lista infinita di influenze che variano e prendono ispirazione partendo dal jazz fino all’extreme metal, in una evoluzione costante e senza confini che non si “limita” a suonare potente, ma arriva a dipingere repentini cambi di umore davvero difficilmente inquadrabili, contornati da soluzioni orchestrali davvero ben inserite.
Dal death metal, al black, al progressive, al symphonic. La sensazione è quella di essere di fronte a qualcosa di più di un semplice disco e andare a nominare in maniera random i pezzi che la compongono non farebbe giustizia ad un opera che va assimilata per intero: ci tengo solo a citare ”Ten Billion Years” come pezzo rappresentativo che mostra tutta la qualità del songwriting della band di Encino. Spendere altre parole su un opera così complessa risulterebbe noioso e fuorviante, la qualità e il calderone che i The Faceless hanno messo davanti agli occhi del mondo è immenso e un’analisi specifica di ogni riff e di ogni schema non è necessaria in quanto in questo disco più che mai la musica parla da sé.
Anche chi non è amante del genere non può che riconoscere la preparazione della line up e la sapienza con la quale ogni singolo strumento presente sul disco è suonato: Autotheism è un disco sicuramente difficile da assorbire, da riascoltare più volte per capirne il senso, profondo, che si lascia scorgere solo dopo un analisi attenta e dettagliata.
7.0