(Enjoyment Records, 2012)
1. Confessions
2. Dead Romantic
3. Nightmare of You
4. Sleepless
5. Tears Valley Sickness Blues
6. Foreword
7. The Storm
8. Desolation in Gb Minor
9. Twentyeight to Ten
10. Last Fuckin’ Scarred Lines
Dopo un demo ed un EP pubblicati negli ultimi due anni, i The Hardest Season arrivano alla pubblicazione su lunga distanza. Dove “lunga distanza” è un eufemismo per identificare le dieci tracce di questo Dawn, che si sviluppano nell’arco di circa 25 minuti. Ma non certo di brani complessi o articolati è fatto l’hardcore. Anzi, l’impatto è quello che viene richiesto. E, da questo punto di vista, non c’è sicuramente di che lamentarsi: registrato presso gli Hell Smell Studio della loro natia Roma (casa base di gruppi quali To Kill, Airesis e Startoday fra gli altri), il disco ha suoni piuttosto puliti e una produzione che regge bene il confronto se paragonata a quella di band simili sull’altro lato dell’oceano. Ciò che non è pulito, invece, è il modo di cantare del frontman, Luca. L’intero disco è fatto di un continuo e unico growling che, unito alla parte strumentale, ricorda per certi versi i Dead Swans. Cosa che, se dal vivo può divertire, su disco risulta, alla lunga, un po’ pesante.
Un hardcore piuttosto oscuro, quindi, che raramente si lascia andare a vene prettamente old school (come in “Tears Valley Sickness Blues”), preferendo restare ancorato ad uno stile più moderno, senza per questo scivolare nel metal(core). Sostanzialmente diviso in due parti da una traccia strumentale (“The Foreword”) che attraversa il disco arrivando a tagliarlo a metà, la prima parte risulta un po’ meno convincente. La tripletta iniziale, in particolare, è piuttosto ripetitiva (ma quanto spesso si può parlare di dischi hardcore estremamente vari e musicalmente variegati?). Nel secondo “lato”, invece, troviamo un maggiore uso dei cori. Inoltre, viene lasciato più spazio alle parti strumentali, andando a rallentare i ritmi (“Desolation in Gb Minor”) e avvicinandosi, per certi versi, al suono un po’ caotico piuttosto in voga fra le band hardcore in questo ultimo periodo (si vedano, ad esempio, i romagnoli Hierophant, pur privando il tutto della componente black).
In definitiva, i The Hardest Season registrano una serie di brani che certamente non mancheranno di convincere sul versante live. Su disco, invece, la faccenda si complica un po’, poiché la somiglianza fra le varie tracce non lascia molto spazio all’inventiva, rendendo il disco poco personale e un po’ scontato. Sperando in prese di posizione più personali, gli auguriamo il meglio per il futuro.
5.5