(Go Down Records, 2015)
1. Beyond the Mountain
2. Into the red light of Sabbath
3. Black rites of the Witch Mother
4. Lucifer brightest in the Sky
5. Psychonauta
6. Sign of the Pentagram
7. The sun
8. Trident
I Three Eyes Left sono un gruppo bolognese attivo sin dal 2004, che si muove nell’ambito di un heavy rock mescolante con audacia il doom metal e lo psych rock. La band collabora da tempo con la autoctona Go Down Records, con la quale ha registrato due full-length: l’ultimo si chiama Asmodeus ed esce proprio in questi giorni, presentandosi sin da subito come un’opera convincente.
Sin dal brano di apertura “Beyond The Mountain” risulta evidente l’influenza degli Electric Wizard nella scelta delle sonorità della band, ma tra le trame meglio tracciate della loro tracklist emergono anche richiami ai Black Sabbath, come in “Sign Of Pentagram”, ed alle ritmiche sludge dei Melvins, come in “Black Rites Of The Witch Mother”. Basta poi fare un giro completo a cavallo di questo motore ben oliato per accorgersi che in realtà gli Three Eyes Left vivono di una personalità originale e dal forte carattere, capace di farli emergere nell’ambito di un genere ormai affollato. Il merito sta nella maturità con la quale i tre ragazzi emiliani riescono a comporre un rock ‘n roll rumoroso, ben eseguito e dal sapore assolutamente internazionale. Le bacchette di K. Luther Stern costruiscono marce solenni tipiche del doom per poi passare a vorticosi ritmi imprevedibili, le chitarre spargono viscoso fuzz come da copione mentre gli assoli dalla sostanza sognante e psichedelica ci trasportano in un regno stregato descrittoci dalla voce profonda e melodica di Maic Evil, dal forte richiamo blues ma capace nelle giuste occasioni di incendiarsi in suoni gutturali ed opprimenti.
Autori di un rock acido nel quale esoterismo e misticismo si fondono, i Three Eyes Left attraverso pezzi come “Psychonauta” e “Into The Red Light of Sabbath” dimostrano che lo psych rock è perfetto per veicolare vibrazioni sinistre: l’affascinante ed inquietante “Lucifer Brightest in the Sky” è l’esempio perfetto, essendo un lungo pezzo stoner che vanta un intermezzo tratto da La casa dalle finestre che ridono, perfetto per regalare un indimenticabile brivido lungo la schiena. Il resto del viaggio prosegue a gas aperto, velocità sostenuta ed accelerate improvvise, ritmi coinvolgenti scanditi dal basso distorto e tanta voglia di tornare ancora in queste terre deserte in cui il demone Asmodeo regna incontrastato.
7.5