(Relapse Records, 2009)
1. Gossamer
2. Golden Eyes
3. Beneath The Toxic Jungle
4. The Great Silence
5. Story Of A Room
6. The Divide
7. Merrimack
8. Filled With Secrets
9. Seven Stars The Angel Of Death
10. Old Dominion.
Negli ultimi tempi, la Relapse Records sta promuovendo ottimi gruppi appartenenti a diversi generi metallici, regalandoci molte gradite sorprese (come Obscura, Buried Inside o Mumakil). Questi Tombs sono l’ennesima gradita sorpresa di casa Relapse: arrivano da New York, senza che nessuno se li aspettasse, ma gli amanti del post-core dovrebbero essere subito pronti ad accoglierli a braccia aperte.
E’ di post hardcore / metal infatti che si parla, ma aspettate ad elaborare giudizi sommari: questi Tombs non sono un clone dei Neurosis o degli Isis, sebbene l’influenza di questi due gruppi si possa cogliere molto distintamente, così come quella di molte altre formazioni appartenenti al genere. La più grande qualità dei Tombs, infatti, sta nel padroneggiare perfettamente il genere che suonano, e nel sapere usare questa conoscenza per creare brani notevoli, articolati ma allo stesso tempo di facile presa. Fin dall’opener “Gossamer”, i newyorchesi dimostrano un abilità fuori dal comune nel creare brani da cinque minuti (in media) senza alcun calo di tensione.
Inoltre, questi ragazzi non vivono solo di pane e Neurosis: sicuramente sentirete omaggi alla band di Kelly e soci in moltissimi brani di Winter Hours, ma soffermatevi su pezzi come “Beneath The Toxic Jungle” e lasciatevi trasportare dalla musica. Noterete come i Tombs sappiano mischiare evidenti influenze sludge con aggressivi richiami al black metal più atmosferico e contaminato di gente come i Nachtmystium: parentesi atmosferiche bellissime vengono interrotte da scariche di blast-beat e il pezzo si chiude nuovamente con melodie eteree.
Ascoltate Winter Hours più e più volte, studiatelo come avete fatto con un Through Silver In Blood o con un Panopticon, lasciatevi avvolgere dalle sue atmosfere e cercate di godere appieno delle numerose perle presenti nella tracklist. Se ad un primo ascolto resterete perplessi, tornate indietro e riascoltate, perché questo disco cresce sempre di più. E presto scoprirete di non poter più fare a meno di un simile, inaspettato gioiello post-core.
8.o
[Trovate qui l’intervista ai Tombs]