Quest’autunno, fra un interessante live report (che m’aveva incuriosito al punto di procurarmi a tempo zero l’album) e la recensione di Musineé Doom Session Vol. 1, il sottoscritto s’era scontrato – piacevolmente, tra l’altro – con l’argomento ‘Tons’ più d’una volta: non starò, dunque, a ripetermi più di tanto – per quanto repetita iuvant, sia chiaro – ed andrò dritto al nocciolo della questione. E, in questo caso, il termine ‘nocciolo’ calza davvero a pennello, soprattutto nel senso inglese di core: già, perché, come i più fedeli lettori di GOTR ricorderanno (su, alzate le manine e salutate, ché vi vedo!), nel doom power trio torinese militano tre signori che, fra fine anni Novanta ed inizio anni ’00, hanno rappresentato l’ultima ondata degna di questo nome dell’HCxTO (per intenderci, prima che per ‘HC’ s’intendesse tanto pose da rappers falliti, quanto capigliature eccentriche, anoressia e Calvin Klein; ndR), militando in band importanti a livello nazionale e non, come Lama Tematica, Redrum e Medusa. Chiacchierare, dunque, col bassista/cantante Paolo è stato decisamente forte, e ci ha restituito, fra le righe, il ritratto d’un amante appassionato della musica in senso lato, capace di coniugare l’entusiasmo più ‘core’ della sua tarda adolescenza, all’urgenza di produttività e alla maturità dei trent’anni. Buona lettura.
Ciao Paolo! Grazie per la tua disponibilità per quest’intervista! Come vanno le cose in quel di Torino? Ci diresti due parole sulle origini dei Tons?
Ciao Glauko, tutto bene. L’idea di formare i Tons è venuta a me e Steuso (chitarrista della band; ex-Redrum; ndR) una sera di ottobre del 2009 allo United Club in quanto avevamo tutti e due la forte esigenza di suonare roba di spessore, ma soprattutto di fare concerti. L’idea di formare un power trio era troppo allettante, per cui abbiamo fatto una cernita dei batteristi più adatti al progetto tra i nostri amici della scena e Marco (ex-drummer dei No Info, nonché degli storici thrashers Medusa; ndR) ci è sembrato il più adatto (a ragion veduta). Riguardo al genere, sia io che Steuso eravamo più che d’accordo sullo sludge/doom. Unico imperativo: NON CAZZEGGIARE!
Visti i vostri background musicali, cosa v’ha fatto tornare voglia di suonare, dopo anni di silenzio?
Per quanto mi riguarda, quando ho deciso di sciogliere i Lama Tematica nel 2006, le cose erano finite un po’ a cazzo: ero completamente demotivato e non ne volevo sapere di far parte di una band; nonostante questo, avevo ormai sviluppato una forte dipendenza da pubblico, così ho deciso di esplorare il mondo dell’elettronica e ho fatto il dj per qualche anno… poi ho sclerato! Alla fine non era proprio il mio ambiente e l’esigenza di esprimersi e di fare del metal è stata troppo forte.
Come hai fatto notare, accennando al tuo passato musicale, una delle particolarità del tuo gruppo è coinvolgere tre membri da tre band ‘storiche’ dello scenario dell’ultima ondata degna di nota dell’hardcore torinese: come mai questo cambio di rotta nel genere musicale suonato? In particolare, pensando a te, in quanto ex-mainman dei grinders Lama Tematica, mi veniva in mente Lee Dorian, il quale, sovente, ironizzava d’aver dato vita, in pochi anni, alla band più veloce del mondo (i Napalm Death che furono) ed ad una delle più lente (i Cathedral dei ‘bei tempi’). Tu cosa ne pensi?
Grazie per il paragone… Per quanto riguarda il cambio di genere, io trovo molti punti di contatto tra lo sludge e l’hardcore, che non deve essere necessariamente veloce (vedi i Black Flag): entrambi hanno un’anima marcia e attitudine simile, senza troppi fronzoli. Riguardo alla velocità invece, io sono sempre stato attratto da gruppi veloci, ma anche da gruppi molto lenti. Inoltre né io, né Steuso avevamo più voglia di andare ai duecento all’ora; eravamo più orientati verso qualcosa di esoterico e melmoso.
Quali sono i vostri ascolti principali? A cosa pensate quando componete le vostre canzoni?
So che sembra una risposta di cazzo, ma io ascolto veramente di tutto, dai Sunn O))) ai Residents; tanta roba della Denovali Records, ma anche tanto industrial e tanta musica sperimentale. Non ci ispiriamo a nessuno in particolare quando scriviamo i pezzi, anche se ci hanno detto che ricordiamo i Bongzilla e gli Iron Monkey; quello a cui miriamo è proporre riffs potenti, efficaci e che stimolino l’headbanging. Ci piace molto anche andarcene in psichedelia…
Il concept alla base di Musineé Doom Session Vol. 1 è decisamente unico ed interessante nel suo genere: come v’è saltata in mente l’idea? Sentivate la necessità d’un concept per cliché musicale legato al doom più peso ed esoterico o il tutto è nato spontaneamente?
Noi siamo di Torino e Torino è una città con una grande tradizione magico-esoterica, fin dall’antichità; ci è sembrato più che azzeccato trattare questi temi in un progetto doom torinese; inoltre il monte Musineé si presta perfettamente come Totem da cui tutto si dipana.
Come vi trovate con la Escape from Today? Conoscete alcune delle band coinvolte nel loro roster?
Con Escape from Today è come essere in famiglia: Fabio (il gestore dell’etichetta; ndR) è un nostro carissimo amico e siamo davvero soddisfatti del lavoro che ha svolto con noi; inoltre abbiamo ottimi rapporti con le band coinvolte nel roster dell’etichetta, soprattutto con i Cani Sciorrì (storico power trio cuneese d’adrenalinico rock’n’roll, con ritmiche fra stoner e hardcore; ndR). Ti ricordo che la versione vinile del nostro LP è stata co-prodotta, oltre che da Escape from Today, anche dalla Heavy Psych Sound di Roma, che sta facendo un grandissimo lavoro promozionale e di booking.
Quali sono i vostri progetti futuri? Live? Nuove uscite discografiche?
A gennaio faremo un mini tour di nove giorni, che coprirà il nord Italia, l’Austria e la Svizzera. Inoltre stiamo scrivendo pezzi nuovi e sono previste ottime cose nell’anno nuovo.
Il Piemonte e, in particolare, Torino, grazie alla sua tradizione hardcore ha sempre tirato fuori band di qualità, al di là dei feedbacks fuori regione e/o all’estero: col senno di chi suona già dagli anni Novanta, come vedi la cosiddetta ‘scena’?
Faccio presente che io negli anni Novanta ascoltavo tanto hc; la mia prima band degna di nota sono stati i Pankarrè, che suonavano dal ’95, il mio ingresso nei quali tuttavia risale a gennaio 2000. Tornando alla tua domanda, a rischio di apparire poco nostalgico, ti dico che trovo che, ora come ora, sia più semplice fare le cose: grazie a Facebook (per quanto io lo detesti) è davvero facile organizzare date e portare gente, mentre mi ricordo i km percorsi attaccando volantini in giro per Torino; inoltre internet garantisce una maggiore visibilità. Riguardo alla scena, trovo che la cosiddetta scena hc si sia evoluta in qualcos’altro: si è arricchita di gruppi noise rock, post, black, doom, grind o death; gruppi che condividono la voglia di suonare e di esprimersi, finalmente scevri da puttanate pseudo-socio-politiche tipiche degli anni ’80/’90. Tutto questo grazie a posti come lo United Club che garantisce spazio e supporto a chiunque abbia qualcosa di valido da dire.
Permettimi ancora un passo indietro, ma questa è una domanda che ci terrei a farti: suonerà un po’ strana, forse; ma è, comunque, qualcosa di delicato e non vuole assolutamente avere accezioni ed allusioni negative. Immagino che, quando suonavi coi Lama Tematica, l’approccio alla materia musicale fosse più spontaneo (nel senso buono, più legato al concetto di ‘naïf’ del termine), lanciato e meno ‘corrotto’ da quelle esperienze che, talora, possono ‘buttare giù’, soprattutto dopo una vita di musica underground: col senno di ora di over 30, dove e come vorresti condurre i Tons? Che differenze trovi rispetto ad allora? I tuoi compagni di band come la vedono?
Come dicevo prima, ora le cose sono un po’ più semplici, ma è anche vero che noi siamo cresciuti e abbiamo fatto tesoro delle esperienze passate. Ai tempi dei Lama Tematica, il mio approccio era molto più cazzone/goliardico, inoltre non mi occupavo direttamente della stesura dei pezzi, di cui si occupavano principalmente Marco (il chitarrista; ndR) e Livio (il bassista; ndR). Non so se definire quell’approccio più spontaneo, se non forse nel senso di più istintivo e meno ragionato: nei Tons NULLA E’ LASCIATO AL CASO! C’è una cura maniacale nei suoni (grazie al grande Dano, quarto Tons nell’ombra) e nella veste grafica (grande Steuso!), nella pianificazione delle date e nella promozione e tutto questo sta dando ottimi risultati.
Grazie ancora per le tue parole, il tuo tempo e la tua disponibilità. L’intervista finisce qua! Open mic, concludi come vuoi! Keep it real!
Ringrazio te e tutti quelli che ci seguono! Stay doomed!
VIDEO: http://vimeo.com/42961974
SITO: tonsband.com/