(Volcom Entertainment, 2012)
1. Letting Go
2. Kicking
3. Walk It Off
4. Reverse Inverted
5. In Pieces
6. Snakes Are Charmed
7. Sky Trials
8. Roaming
9. Skin Moth
10. Kiss Me Dudely
11. Solitary Traveler
12. Harmonicraft
13. Looking On
Negli ultimi otto anni i Torche sono riusciti a farsi conoscere e apprezzare parecchio, grazie al loro stoner rock ipervitaminizzato fortemente influenzato da Melvins e Helmet (inevitabile paragonare la voce di Scott Brooks a quella del mitico Page Hamilton) unito a derive quasi pop, a formare una miscela di alternative rock e sludge paradossalmente “solare”. Tutti questi ingredienti erano confluiti splendidamente nel loro secondo disco Meanderthal, del 2008, un disco potente e divertente, nel suo mood musicalmente cupo e “metal” ma scanzonato allo stesso tempo, che lo rendeva un capolavoro di immediatezza dotato di un “tiro” allucinante.
Attendavamo dunque con grande curiosità questo nuovo Harmonicraft, ma le nostre aspettative sono state solo parzialmente ripagate. Il nuovo album dei Torche è un disco molto più leggero del suo predecessore, e questo non è a prescindere motivo di delusione, sia chiaro, ma manca proprio l’ispirazione che aveva contraddistinto il magnifico full-length del 2008. La struttura del disco è molto simile, con pezzi dalla facile presa di un minuto e mezzo – due alternati a brani più intricati sui tre – quattro minuti, ma Harmonicraft oltre ad essere più lungo di Meanderthal è sostanzialmente meno coinvolgente, anche dopo numerosi ascolti. L’impressione è che la separazione con Juan Montoya, avvenuta proprio nel 2008 dopo la pubblicazione del secondo album, non abbia affatto giovato alla band, che da quell’anno non è più riuscita a proporre qualcosa che si attestasse ai livelli raggiunti con lui in formazione (anche l’EP Songs For Singles era onestamente bruttino).
Ovviamente non è tutto da buttare, Harmonicraft è comunque un disco divertente che si lascia ascoltare con leggerezza, dotato anche di qualche episodio molto ben riuscito, come la vivace doppietta d’apertura “Letting Go” / “Kicking”, la granitica “Reverse Inverted”, l’avvolgente e saltellante “Snakes Are Charmed” o anche “Skin Moth”, che deve davvero molto agli Helmet; tuttavia, anche contandone qualcun altro, potremmo dire che su tredici brani quelli davvero memorabili sono poco più della metà, mentre su Meanderthal, che contava lo stesso numero di tracce, noi ancora oggi non riusciamo a trovare un pezzo brutto.
Probabilmente il nostro errore nell’interpretare questo disco sta proprio nell’averlo paragonato più volte al suo predecessore; tuttavia, ci risulta davvero impossibile in questo caso scindere quello che oggi sono i Torche al gruppo notevolissimo che erano nel 2008, e ci appare davvero chiaro perché l’ex chitarrista Montoya abbia abbandonato la band per divergenze stilistiche. Harmonicraft in fondo è un bel disco, che sicuramente ogni tanto avremo piacere di riascoltare in momenti in cui si ha bisogno di un sottofondo leggero e scanzonato, ma non ci farà mai divertire come hanno saputo fare Scott Brooks e soci in passato, e dunque non possiamo non vedere questa uscita come un’occasione sprecata: probabilmente i Torche non avranno perso il loro impatto dal vivo, ma con un altro album sui livelli del precedente potevano davvero consacrarsi come realtà unica nel loro genere. Siamo anche sicuri, tuttavia, che a loro non importi affatto.
6.5