(Neurot Recordings, 2012)
1. Oroborus;
2. Luxon;
3. Sulphurdew;
4. Sublime;
5. Deityrant
A distanza di cinque mesi da quel Oro: Opus Primum che tanti, noi compresi, ha deluso e che continua a non convincere, esce la seconda parte di questo pesantissimo concept, ORO: Opus Alter. Sempre tramite Neurot Recordings e con un lavoro grafico davvero impressionante, gli Ufomammut continuano il poco stimolante percorso iniziato con l’ottimo Eve e proseguito scadendo inesorabilmente nella prima parte di questo concept, tentando però un paio di soluzioni alternative che potrebbero rendere ORO: Opus Alter un disco quantomeno più interessante del precedente.
I suoni si appesantiscono e l’atmosfera diventa più soffocante, andando a pescare a piene mani da lidi Sleep verso riff più tendenti allo sludge che allo stoner in quanto a heaviness; davvero indicata in questo senso è l’accoppiata “Luxon”, figlia in linea diretta di Eve, e una “Sulphurdew” massiccia e pesantissima, condita da serrati midtempos, synth decisamente dal sapore psych e un muro di suono davvero impressionante per compattezza e potenza. Questo sembra essere la linea che va per la maggiore in ORO: Opus Alter: tempistiche e riff decisamente pesanti, talvolta un po’ alla Lento, che non si sentivano da Idolum, uniti a una leggera dose di psichedelia e le strutture Ufomammut del dopo Eve. L’andamento dell’iniziale “Oroborus” lo dimostra, stessa cosa per “Deityrant”, nonostante il finale davvero poco azzeccato.
Un parziale ritorno, insomma. Nulla di trascendente o rivoluzionario, purtroppo i tempi di Lucifer Songs sono lontani, ma sicuramente in ORO: Opus Alter troviamo molto di meglio rispetto al primo capitolo del concept. Solo tardivamente ci rendiamo conto che Oro: Opus Primum avrebbe meritato un ben più basso giudizio e facciamo ammenda, ma siamo costretti ad “infliggere” lo stesso voto ad entrambi: nel primo caso come sintomo di un netto peggioramento, in questo come preludio (si spera) ad una ritrovata vena creativa.