(Basick Records, 2011)
Disco 1
1. Awaken
2. Frost
3. Hail
4. Exmersion
5. Buds
6. Awe
7. Quittance
8. Limbo
9. Plenitude
10. Finale
Disco 2:
1. Dew Upon Shapeless Bounds
2. Winds From Untold Memorie
3. Promises Of Our Early Days
Februus è il debut album degli Uneven Structure, composto da due dischi. E’ uscito nel 2011 ma in Italia è passato inosservato quasi del tutto, probabilmente perché è stato trascurato il pregio che lo distingue dalle numerose band che hanno avviato un progetto nel disperato tentativo di ricreare il sound malsano dei Meshuggah e fonderlo con la pazzia schizofrenica di Devin Townsend. Completa la loro discografia un EP che hanno pubblicato nel 2009, intitolato 8, che ha goduto della partecipazione di Daniel Ädel degli svedesi Vildhjarta.
Februus possiede tutte le caratteristiche del genere in questione, ovvero una sorta di djent/post metal: la struttura dei brani è molto elaborata e attenta a non ripetersi nei dieci pezzi che compongono l’album, sovrapponendo accurati arpeggi puliti (dove l’uso di delay e riverbero è massiccio e fondamentale) a riff monocorde e alieni. “Awaken”, l’opener del cd, mette subito in mostra questi incastri, stimolandoci a non interrompere la riproduzione e ad andare avanti nell’ascolto. Che dire della voce di Matthieu Romarin? Espressiva, potente e a tratti si potrebbe definire addirittura dolce nelle melodie che fanno parte di quasi tutto questo prodotto musicale franco-svedese. A più di uno verranno in mente le atmosfere industrial dei Fear Factory, con la differenza che si tratta di un riferimento presente ma non invadente, tale da allontanare la sensazione di aver già sentito cose simili. In “Plenitude” questi ragazzi ci fanno capire quanto siano consapevoli che inserire partiture di chitarra al limite delle difficoltà sia controproducente, aggiungendo un numero relativamente basso di riff tecnicamente complessi. Il secondo cd invece è composto da tre brani ambient veramente belli: magari non saranno il massimo dal punto di vista dell’originalità, ma riescono a colpire la sfera emotiva di chiunque ascolti, evocando nella mente di ognuno scenari gradevoli e rilassanti.
Gli Uneven Structure esordiscono nel migliore dei modi e speriamo che con i prossimi lavori riescano a stupirci ancora, magari con nuovi esperimenti musicali che potranno, forse, farli maturare sempre di più.
7.5