(Aggressive Productions, 2012)
Wear and Tear
1. Hidden in the Dark;
2. Violence;
Thanatos
3. Beyond the wall of sleep;
4. From the depth, a monolith;
5. The blind and idiot go dis dancing;
6. Lost (a gloomy and chilly haze from elder’s city)
Wear and Tear e Thanatos sono due piccole realtà italiane che in modo diverso affrontano il dark ambient e i suoi derivati. Wear and Tear è un progetto nato dalla mente di Dave (già al lavoro con Deadly Carnage e Misere Nobis) nel 2009 e che vede al suo attivo già una copiosa quantità di uscite fra ep, album, split e compilation; Thanatos invece è relativamente più giovane, nato solo alla fine del 2011 e di ispirazione H.P. Lovecraft egli condivide il primo full length proprio in questo split uscito per Aggressive Productions.
I due progetti sono decisamente diversi, seppur votati ad esprimere atmosfere cupe, oppressive ed alienanti. Sicuramente la maggiore esperienza di Wear and Tear si fa sentire, in quanto può permettersi di presentare due brani (“Hidden in the Dark” e “Violence”) che superano i quindici minuti di durata con un buon lavoro di stratificazione ed elaborazione del suono, cosa che risulta abbastanza approssimativa ed elementare nelle quattro canzoni a nome Thanatos. Il progetto di Dave si muove sulle coordinate dark ambient dei grandi nomi (più Raison d’Etre e Cold Meat Industry in “Hidden in the Dark” ma più Lustmord in “Violence”) cogliendo qualche buono spunto, talvolta Vinterriket, soprattutto nel primo brano, ma perdendosi totalmente nel tentativo di toccare gli apici dronici di Brian Williams nella seconda canzone. Thanatos risulta essere invece più votato a partiture quasi noise (“From the depth, a monolith”) e drone (come in “Lost (a gloomy and chilly haze from elder’s city)”) con qualche puntatina tribale (“Beyond the wall of sleep”) e tappeti di synth che sembrano rieccheggiare il Burzum non strumentale (“The blind and idiot god is dancing”), non colpendo particolarmente chi ascolta.
Negli split è sempre difficile dare una valutazione complessiva, in questo caso forse non lo è ma per diversi motivi. Wear and Tear mostra un’esperienza già consolidata nel maneggiare gli strumenti del mestiere, ma non convince nonostante qualche buono spunto; di Thanatos invece si percepisce la poca esperienza e forse un concept alle spalle largamente abusato e senza un filo logico che ne unisca le varie parti. Servirebbe più personalità da entrambe le parti.
5.5