(Consouling Sounds, 2015)
1. Svanesang
2. Kwaad Bloed
3. De Doden Hebben Het Goed
4. Onder Gaan
Dal Belgio arrivano i Wiegedood, che tradotto in italiano significa “Sindrome della morte improvvisa del lattante”: il nome è già tutto un programma. Questo terzetto è composto da Levy Seynaeve, già negli Amenra e Hessian, al basso e voce, Gilles Demolderdegli Oathbreaker alla chitarra e Wim Sreppoc, ex Rise and Fall, alla batteria. Insomma, non ci vuole molto a capire, dai nomi coinvolti, che non si sta parlando di novellini alle prese con il loro album di debutto, ma di gente che sa quel che fa e sa come farlo.
Dati i presupposti, tuttavia, il disco non si presenta bene: l’artwork è a dir poco dozzinale. Ma dopotutto sono i contenuti che ci interessano. De Doden Hebben Het Goed è composto da quattro canzoni di discreta durata, che vanno dai tredici minuti ad un minimo di sette; il suono generale è potente e ci sono parti di chitarra veramente ben fatte sotto ogni punto di vista, che sono un perfetto connubio tra il miglior black metal scandinavo di metà anni Novanta e di quello più contemporaneo di stampo nord americano riconducibile alla zona nord est del pacifico, tanto per essere più precisi alla famosa ‘’Cascadia’’. I pezzi risultano molto statici e prolissi, visti anche i tempi molto dilatati delle canzoni; la batteria è serratissima, spesso persa in un blast beat che sembra non avere mai fine e che contribuisce ad aumentare il senso di piattezza. In De Doden Hebben Het Goed, infatti, la sezione ritmica sembra avere solo due marce, o si va velocissimi o su tempi lenti in quarti e senza fantasia; un vero peccato, perché un po’ più di inventiva avrebbe dato molto più senso agli ottimi riff presenti. Va bene il minimalismo vecchio stampo, ma un po’ qui si esagera. Lo stile della voce naturalmente è uno screaming abbastanza acuto, che viene intervallato da sussurri in pieno stile norvegese – ai nostri piace vincere facile. Come già detto insomma il punto forte di questo lavoro sono le chitarre, spesso ricche di armonizzazioni anche semplici ma originali, di parti acustiche e di altre più effettate che rendono apprezzabile questo debutto.
In conclusione, visti i nomi coinvolti, mi aspettavo molto di più. De Doden Hebben Het Goed è praticamente un mix del cosiddetto cascadian black metal e di quello più classico di scuola per lo più norvegese; è un disco certamente ricco di ottime idee dal punto di vista melodico, ma nonostante questo alto picco qualitativo ci sono anche molte zone d’ombra che inficiano in maniera irrimediabile la qualità compositiva generale, che alla resa dei conti risulta affetta da troppa staticità. Rimane comunque consigliato l’ascolto a chi fa della fiamma nera il suo genere preferito; per il resto, agli altri fruitori di musica estrema probabilmente potrebbe suscitare solo grossi sbadigli. Un vero peccato.
6.0