(Bieler Bros Records, 2011)
01. Held To Answer
02. When The Walls Close In
03. Urban Agoge
04. The Siege
05. A Beautiful Death
06. Object Of My Affection
07. Midas Secret
08. Lives Left To Wither
09. Harvesting Our Burdens
10. Lost
In ambito giuridico, il voir dire è una frase che si riferisce alla consuetudine di verificare e, eventualmente, interrogare i potenziali giurati prima di selezionarli per fare parte effettiva della giuria. Si analizzano i possibili errori fatti in precedenza dall’individuo e se ne valuta l’idoneità. La medesima pratica viene talvolta utilizzata nei confronti dei testimoni, che vengono così riconosciuti come possibili portatori di interessanti verità in un processo.
Non è ben chiaro quale sia stato l’intento dei Will Haven nell’intitolare in questa maniera il loro ultimo disco. Maliziosamente, si potrebbe pensare ad uno sguardo all’indietro da parte della band, a quel The Hierophant che, non più tardi del 2007, ricevette critiche non proprio entusiaste. Ed ecco quindi tornare dietro al microfono Grady Avenell, membro fondatore e protagonista indiscusso all’interno della band. Il suo stile vocale, fatto di screaming decisamente passionali, ha contribuito a formare un trend che avrebbe poi preso piede all’interno della scena hardcore mondiale. Il suo ritorno, dunque, non può che riportare la band ai fasti di un tempo. Al tutto si aggiunge nientedimeno che Chris Fehn, numero 3 degli Slipknot, che passa così dalle percussioni al basso, andando a sostituire il defezionario Mike Martin.
L’album ripercorre lo stile che ha reso famosa la band, al limite fra un noise/hardcore mai troppo veloce, fatto di suoni monumentali e chitarre molto, molto pesanti proprio perché tese a sfondare il muro del suono. Nonostante l’impressione sia quella di trovarsi spesso di fronte a una forma di stoner metal piuttosto appesantita, fanno capolino, di tanto in tanto, intrecci e cambi di tempo che ricordano alla lontana i Meshuggah, senza per questo andare a ricalcare fedelmente le sonorità del combo svedese. Eppure, al tempo stesso, proprio dalla Svezia (e proprio dalla medesima cittadina di Umeå!) viene l’altra influenza maggiore che si può riscontrare, ossia i mai troppo celebrati Refused. Sono frequenti, all’interno dell’album, gli intermezzi a metà fra l’ambient e il sinfonico (“Lives Left to Wither” o “Lost”), che però vengono spezzati da un crescere di chitarre ultra distorte e notevolmente abbassate di tonalità.
L’intento dei Will Haven, insomma, non è certamente quello di costruite le proprie composizioni ricorrendo alla presenza di riff catchy o altro. All’interno del panorama hardcore, piuttosto, il gruppo di Sacramento si ispira più fortemente all’area noise e a suo modo sgrammaticata e fuori dagli schemi, lasciando così all’ascoltatore il compito di ritrovare all’interno dei brani i vari pattern di regolarità. Sempre che ve ne siano!
Voto: 6,5