(Indie Recordings, 2014)
1. Conquer All
2. Art of Ascension
3. Living Water
4. None
5. Extacy and Rapture
6. Honey in The Lion
7. Live Forever
8. Elevated Existence
I Woland sono una band relativamente giovane con alle spalle due singoli, Conquer All & Live Forever e “Living Water”, prima di giungere ad un esordio di un certo spessore che arriva con Hyperion via Indie Recordings (Solefald, Kampfar, Iskald e tanti altri) uscito da un mesetto circa.
L’etichetta presenta il gruppo come “post black metal” senza forse rendersi conto del fatto che di post non c’è assolutamente nulla e che le idee del gruppo non sono proprio all’avanguardia, anzi, forse sono proprio fuori tempo massimo. Sinceramente non so nemmeno quanto definire black metal la proposta dei Woland perché qui tra melodie eccessive, cori, ritornelli orecchiabili e palm mute io davvero non ne sento. Per certi aspetti potremmo avvicinare Hyperion ai Dimmu Borgir del periodo Enthrone Darkness Triumphant, agli Old Man’s Child, ai nostrani Graveworm o ancora a dei Vulture Industries più semplificati, ma con una vena talmente melodica e suoni così cristallini da suonare totalmente innocui. Non mancano buoni momenti, “Live Forever” o “None” per esempio, ma in generale ciò c’è di buono viene sommerso da soluzioni decisamente poco azzeccate (parti solistiche fuori contesto o chitarre quasi nu metal).
Orecchiabili, monotoni e per nulla incisivi, questo è che quello che emerge dall’ascolto di Hyperion, album che concettualmente sarà anche ispirato ai “più importanti filosofi e scrittori moderni” ma che musicalmente risulta decisamente scialbo.
5.0