(MusicFearSatan, 2013)
1. Générique;
2. Courtempierre;
3. Testament;
4. Ombres;
5. Meurtre;
6. Deuil;
7. Vampire;
8. Morsure;
9. Damnée;
10. Malédiction;
11. Exangue;
12. Saignée/Révélations;
13. Passages;
14. Outremonde (Hiérophante);
15. Profanation/Rédemption;
16. Orée (Abbesse)
Partiamo subito con una precisazione fatta dagli Year Of No Light stessi: Vampyr non è il terzo album del gruppo, ma un’operazione originariamente pensata per la sola sede live successivamente trasformatasi a furor di popolo in un’uscita fisica grazie alla MusicFearSatan il 7 Maggio scorso. I sei francesi godono comunque già di un ottimo status nell’ambiente della sperimentazione strumentale, status che ha visto la sua consacrazione con il folgorante Ausserwelt che a distanza di ormai tre anni inizia a pretendere un degno successore: per ora abbiamo potuto godere di qualche sparuto antipasto a base di split con Altar Of Plagues e Mars Red Sky e della collaborazione con Thisquietarmy.
Ma in soldoni, che roba è Vampyr? Quest’uscita, a detta del gruppo stesso, non vuole essere un tentativo di sonorizzazione musicale (o colonna sonora) del film di Carl Theodor Dreyer, pur seguendone le trama, ma un tributo all’ossessione del regista per “la bellezza, l’amore, la morte, la vendetta, il peccato, il perdono, il male, la redenzione e il destino“. Allontanandosi dai barocchismi del Dracula di Bram Stoker diretto da Francis Ford Coppola e dal capolavoro Nosferatu: Phantom der Nacht di Werner Herzog (la cui colonna sonora è opera di Popol Vuh), gli Year Of No Light scelgono la difficile strada di occuparsi di un film praticamente muto, che non possiede né la potenza visiva del primo né la carica tragico/drammatica del secondo. Detto questo possiamo accostarci a questa operazione sia come se fosse un disco a sé, sia tentando di seguire il lungometraggio con la musica dei francesi in cuffia per vedere che effetto fa; in tutta onestà il gruppo sembra aver centrato l’obiettivo di riproporre in chiave sonora le atmosfere del film: si va dalle cupe e pesanti “Ombres” e “Vampire”, allo stile rarefatto Earth/Barn Owl di “Deuil”, fino all’organo di “Damnée” e all’orrorifica “Exsangue” per giungere all’apice finale con due movimenti di due brani già presenti in Ausserwelt, quali “Outremonde (Hiérophante)” e la splendida “Orée (Abbesse)”. Peccato però che il respiro generale sia un po’ sonnolento, in particolare per quanto riguarda il trittico iniziale “Générique”, “Courtempierre” e “Testament”, che porta talvolta a confondere i brani e a perdersi fino a che non giunge lo scossone finale a ridestare l’attenzione.
Vampyr non è una brutta uscita, ma nemmeno fa urlare di gioia nonostante contenga più di un buon episodio. Per questo accostarsi a Vampyr come se fosse il nuovo album degli Year Of No Light sarebbe sbagliato, mentre considerare questi sedici brani come un esperimento voluto dalla band e per buona parte riuscito potrebbe essere più accettabile. In attesa del full length vero e proprio, Tocsin, che uscirà per Debemur Morti, ci sentiamo di consigliare Vampyr solo ai fan più accaniti del gruppo.
6.5