(Lifeforce Records, 2013)
1. Luoto
2. New Dynamic
3. In the Rim
4. Nightwalkers
5. Formidable
6. The Sonic Sign
7. Who Could Say
8. The Unknowing
9. Living in Me
10. White Palace
I finlandesi Omnium Gatherum si possono, senza esagerare, annoverare tra le più longeve e valide realtà melodic death metal mondiale. Attivi dall’ormai lontano 1996, si sono sempre fatti portavoce di un death melodico molto curato, ricco di spunti atmosferici e decisamente sopra le righe. Giunti all’alba del 2013 i nostri tornano a calcare le scene con il sesto album da studio, pronti a difendere il proprio posto, guadagnato in tanti anni di impegno e sacrifici, nell’olimpo del melodic death.
Beyond si riallaccia al discorso del precedente New World Shadows, album nel quale i Nostri avevano iniziato un sorta di mutamento, prediligendo il lato prettamente sinfonico e le gelide atmosfere surreali rispetto alla parte più aggressiva e classica del genere da loro proposto. In questo disco gli Omnium Gatherum hanno portato a termine con successo tale cambiamento: ascoltandolo infatti si percepisce un sound dalle tinte glaciali, oserei dire rarefatto, in cui la cura maniacale d’esecuzione dei riff portanti e degli svariati assoli riporta alla mente l’operato dei Dark Tranquillity di Haven. Tocca alla strumentale “Luoto” aprire le danze, calando l’ascoltatore in un’atmosfera sognante e liquida attraverso un fraseggio chitarristico delicato e dei mid-tempos piuttosto pacati; si continua con “New Dynamic”, brano dove si comincia a fare sul serio, nel quale l’ottimo growling, caldo e avvolgente, del singer Jukka Pelkonen si ritaglia un posto di primo piano e nel quale il riffing dinamico di basso e chitarre, costellato da splash ultra-melodici e alcuni solos azzeccatissimi, riesce ad arrivare diretto sino al cuore dell’ascoltatore. “Nightwalkers” colpisce invece per un inizio cupo e malinconico che via via si tramuta in un brano dotato di riff corposi che poggiano su un tappeto di melodie sognanti; per finire ci terrei a sottolineare i due brani più diversi tra loro nell’intero disco, ovvero “The Sonic Sign”, una delle tracce più veloci e tirate che ricorda le prime produzioni degli stessi Omnium Gatherum, e “Who Could Say”, brano sinfonico dall’animo pacato e gentile. Le clean-vocals presenti in questa ed altre canzoni risultano sempre proporzionate ed inserite assennatamente nello scheletro del brano stesso, riuscendo così nell’impresa di donare un maggior tiro senza scadere nella banale trovata commerciale. La produzione decisamente molto curata e cristallina, unita al sentimentalismo che pervade Beyond rendono questa pubblicazione molto appetibile per coloro che amano il lato più delicato del melodic death metal. Purtroppo la quasi totale mancanza di parti più aggressive e dinamiche potrebbe far perdere longevità al platter, forse un ritorno alle sonorità dell’ottimo The Redshift e di Stuck Here on Snake’s Way potrebbe essere un giusto compromesso per soddisfare il nutrito seguito che gli Omnium Gatherum si sono creati in questi anni.
Tirando le somme, ritengo che Beyond sia un album valido e molto curato, peccato solo per la reiterata mancanza di quel mordente che avrebbe reso il tutto più appetibile; in ogni caso la band ha rilasciato il “solito” buon lavoro, e dopo quest’uscita il loro status di icone del panorama melodic death metal ne uscirà comunque consolidato.
7.0