(Relapse Records, 2012)
1. Arrows;
2. Crotalus Horridus Horridus;
3. Bats Amongst Heathens;
4. Beyond the Dawn of Time;
5. Obsoletion;
6. Aphelion;
7. Compendium of Suffering;
8. Only a Monolith Remains
I Serpentine Path possono quasi essere definiti una all star band prontamente accalappiata dalla Relapse Records per l’uscita dell’album di debutto: 3/5 del gruppo sono composti da ex componenti degli Unearthly Trance (nello specifico Jay Newman al basso, Darren Verni alla batteria e Ryan Lipynsky dietro al microfono), alla chitarra troviamo il ben conosciuto Tim Bagshaw (Ramesses e Electic Wizard del periodo d’oro) e il, dai più, semi-sconosciuto Stephen Flam dei seminali Winter. A questo punto diventa facile capire quali siano le coordinate musicali dei nostri, un doom maleodorante tendente talvolta al death e con qualche piccolo occhiolino verso lo sludge.
Dopo il pesantissimo EP omonimo, che di colpo ha sbaragliato tutta la produzione Unearthly Trance uscito ad inizio anno per Parasitic Records (L’Acephale e Aldebaran fra gli altri), finalmente ora ci troviamo davanti ad un’uscita ben più corposa e sviluppata: otto brani che mescolano tutte le carte in tavola, in cui il personalissimo tocco di Tim Bagshaw è preponderante e il cantato di Ryan Lipynsky può calarsi verso lidi decisamente più oscuri e metal rispetto alla sua band precedente; stessa sorte tocca a tutto il disco, che può considerarsi doom a tutti gli effetti, con qualche piccola incursione in altri campi. Si passa quindi da ipnotici ed ossessivi riff stile Ramesses (delle parti più sporche dell’ultimo disco o di quelle più pesanti di Take The Curse) come nella conclusiva “Only a Monolith Remains” alle lente e doloranti litanie di “Crotalus Horridus Horridus” (qui sì che lo spettro del gruppo di Bagshaw diventa imponente, pur senza l’estro di un batterista come Mark Greening), dagli sviluppi quasi drone di “Beyond the Dawn of Time” alle ben più cadenzate e dolorose partiture dalla “winteriana” memoria di “Bats Amongst Heathens” e “Aphelion”. Tanta carne al fuoco quindi, ma ottimamente dosata e condita con il tocco personale di tutti i membri del gruppo; le passate e recenti esperienze vengono qui unite e messe a frutto insieme, in un connubio che sulla carta pareva esaltante ma forse troppo eterogeneo.
I Serpentine Path sorprendono in positivo su tutti i fronti: decisamente meno sludge degli Unearthly Trance, molto più death metal dei Ramesses, riescono a dar vita ad un disco assai interessante, trasudante nero doom e atmosfere davvero malsane, che sembravano essersi perse negli anni. Il contributo, di certo fondamentale, di un personaggio come Stephen Flam non fa che impreziosire ulteriormente il tutto. Consigliato a tutti gli amanti del genere e a chi apprezza già i relativi progetti dei personaggi qui coinvolti.
7.0