In tempi di crisi, pure i concerti vengano decimati, specialmente quelli più estremi e underground, che già normalmente non raccolgono mai particolare affluenza. Fortunatamente, Bologna persiste (..e resiste) nel presentare ancora una volta un evento degno di catturare l’attenzione di parecchi metalheads della regione emiliano-romagnola; i bolognesi presenti a questa serata sono in realtà davvero pochi, ma il supporto della scena modenese-ferrarese è evidente e qualcuno come il sottoscritto sopraggiunge addirittura dalla Riviera Romagnola o zone limitrofe. Le prerogative per una serata brutale come si deve ci sono tutte, persino la scelta della location si rivelerà tutto sommato adeguata all’occasione; La Distilleria è ormai il nuovo covo del metal bolognese, ed è un piacere vedere discreta affluenza già dalla prima ora, per l’esibizione di quello che sarà l’unico gruppo italiano della serata, gli Unbirth, che colgono l’occasione per presentare il loro album di debutto..
Introduzione a cura di venomous
Live Report a cura di Exhumed
PYREXIA + BEHEADED
+ Unfathomable Ruination + Unbirth
La Distilleria, Bologna
13 / 03 / 2013
UNBIRTH
Ormai gli Unbirth si sono guadagnati a pieno diritto un posto d’onore tra le più attive ed interessanti realtà death metal dell’underground italiano, ed ora che sono finalmente arrivati all’agognato traguardo del primo full-length album, quale occasione meglio di questa potevano desiderare per il release party del disco d’esordio? Ovviamente l’idea di suonare a fianco di band seminali come Beheaded e Pyrexia avrà galvanizzato ed intimorito allo stesso tempo i Nostri che però, al momento di salire sul palco, hanno scacciato ogni dubbio dando vita a uno spettacolo degno di nota. Sono da pochissimo scoccate le 22 quando il combo modenese parte all’assalto, con uno dei loro pezzi più vecchi, maggiormente rodato in sede live. L’impatto è tecnico e diretto, e la metodicità chirurgica con la quale le asce di Emanuele “Otto” Ottani e Alberto Baroni sgranano un riff dietro l’altro risulta impressionante. Giusto qualche minuto per “scaldarsi” e il pubblico inizia a partecipare attivamente allo show trasmettendo calore e apprezzamento ai ragazzi modenesi, ricevendo in cambio una performance di ottimo livello. Man mano che le nuove tracce tratte da Decarcinated Celestial Oligarchy si susseguono, si denota l’ottima preparazione tecnica e maturazione stilistica raggiunta dagli Unbirth: il basso di Marcello Tavernari non risulta essere solo un accompagnamento, bensì un mezzo per arricchire le trame vorticose delle chitarre aggiungendo pesantezza e forza d’impatto, mentre il tutto rifinito magistralmente dal drumming poderoso e variegato del talentuoso Mirko Virdis. Come sempre validissima la prova vocale di Michele Sassano, che riesce a destreggiarsi abilmente tra il growl classico e alcuni squeal gutturali, peccato solo per i volumi non ancora ben calibrati che hanno penalizzato notevolmente il comparto vocale, quasi sempre subissato dal wall of sound esplosivo partorito dalla sezione ritmica. Quella degli Unbirth è stata un’esibizione mediamente breve ma intensa, che ha lasciato tutti compiaciuti e appagati, da prendere come esempio per tutte le nuove leve del panorama death italico.
UNFATHOMABLE RUINATION
Dopo un rapido cambio palco, ecco entrare in scena i giovani italo-inglesi Unfathomable Ruination: i quattro sono fautori di un technical brutal-death metal dalle tinte moderne, basato su riffoni pachidermici, tempi sparati a mille e rallentamenti carichi di groove. Viste le ottime premesse del disco d’esordio eravamo tutti piuttosto curiosi di assaporare l’esibizione dei nostri in sede live; purtroppo una volta dato fuoco alle polveri ci troviamo a fare i conti con il sound peggiore delle serata. Non ci è dato sapere se si sia trattato di un cattivo bilanciamento ad opera del fonico o di qualche regolazione sballata da parte della band, fatto sta che i suoni sono risultati un po’ caotici e la voce quasi inesistente. Nonostante la grossa penalizzazione i Nostri ce l’hanno messa davvero tutta, allestendo uno show adrenalinico e coinvolgente, mettendo in moto il pit e dando vita a un devastante wall of death. I brani si sono seguiti in maniera liscia e scorrevole, deliziando il pubblico grazie a degli inserti catchy dalle alte prestazioni tecniche come in “Carved Inherent Delusion”, uno dei brani più riusciti del platter. Peccato davvero per i suoni, che hanno rovinato un concerto ricco di passione che avrebbe sicuramente potuto rendere giustizia alle ottime recensioni incassate dal full-length. In definitiva anche la prova degli Unfathomable Ruination ha comunque soddisfatto il pubblico e regalato emozioni, tuttavia rimarremo in attesa della prossima calata italica, sperando di riascoltarli con una resa sonora di qualità.
BEHEADED
Quando arriva il turno dei maltesi si viene letteralmente trasportati su di un altro pianeta. I ventidue anni di onorata carriera si sentono tutti, e l’esperienza accumulata dopo tanto tempo passando “on the road” tra live e festival estremi di ogni tipo trasuda da tutti i pori della formazione, che si muove con sapienza e maestria, mentre al carismatico frontman Frank Calleja bastano una manciata di secondi per rapire l’attenzione del pubblico e scaldare l’atmosfera a livelli “pericolosi”. Finalmente graziati da un suono potente e preciso, i Beheaded iniziano a pestare duro, pescando i brani meglio riusciti della loro intera discografia, andando persino a riesumare il primo disco Perpetual Mockery; gli spettatori sono completamente in visibilio, trasportati da uno tsunami di note sparato a tutta velocità da questa scafata macchina da guerra che pesta duro senza fare prigionieri. Tra una canzone e l’altra il vocalist non smette mai di intrattenere il pubblico, parlando in un italiano perfetto e fluente e mettendo in piedi divertenti siparietti tra un “porcone” e l’altro, dimostrando però anche grande professionalità e tanta riconoscenza nei confronti dei presenti. Da segnalare una frase che mi ha colpito in particolar modo: “voi siete la dimostrazione che l’underground è ancora vivo e pulsante!”. Lo show è andato avanti spedito e senza sbavature, con grandi dimostrazioni di perizia esecutiva sia sui brani più “ignoranti”, brutali e dannatamente old-school del periodo pre-pausa, sia su quelli nuovi estratti dal riuscitissimo Never to Dawn, un disco animato da un death metal oscuro e tecnico al punto giusto. Quando il tempo, ahimè, è giunto al termine i cinque maltesi hanno abbandonato il palco tra scrosci di applausi ed ovazioni da parte di un pubblico stanco, pesto ma dannatamente galvanizzato e soddisfatto. In definitiva la band migliore della serata.
PYREXIA
Un attimo di pausa, qualcuno che cazzeggia tra un birra ed un sigaretta, mentre i ragazzi delle band lavorano alacremente per l’ultimo cambio palco della serata. Dopo aver rifinito gli ultimi dettagli e messo in campo gli amplificatori, i Pyrexia si schierano sul palco e si preparano a dare il via a quella che si rivelerà una vera e propria apocalisse sonora. Quando i quattro americani attaccano le prime note veniamo subito investiti dalla pesantezza e dal groove tipici del death made in NY; impossibile non sentire i richiami ai Suffocation (nei quali per un breve periodo ha militato anche il batterista dei Pyrexia) ed altrettanto impossibile è rimanere immuni al fascino profuso da quei breakdown spezzacollo e da quelle rasoiate “in da face” che i nostri sciorinano con una maestria ed una padronanza degni di nota. Baciati anch’essi da un resa sonora ben definita, i Pyrexia hanno portato avanti uno show adrenalinico e coinvolgente, travolgendo i presenti con un dispiegamento di potenza a dir poco impressionante. Ottimo anche il duetto con il cantante dei Beheaded, che ha impreziosito ulteriormente il brano tratto dal secondo disco System of the Animal nel quale groove e inserti di stampo hardcore hanno contribuito a scatenare un moshpit terremotante. Decisamente azzeccate e parecchio carismatiche anche le due nuove tracce presentate in anteprima che i newyorkesi inseriranno nel prossimo disco, la cui uscita è prevista per quest’estate. Terminato lo show, a mio avviso fin troppo breve, il pubblico è esploso in una serie di “we want more!!” gridati a squarciagola e i Nostri non hanno perso tempo, saltando nuovamente in pista e regalandoci la seminale “Sermons Of Mockery” con la collaborazione del cantante degli Unfathomable Ruination, accorso sulla scena per l’occasione. Tanti anni sono passati dalla nascita di questa band che, per motivi vari, ha avuto una carriera ed una attività altalenanti; nonostante ciò il carisma e il talento non sono mai venuti a mancare e quest’esibizione dal vivo è stata l’ennesima prova della validità di questa band.
Che dire, una serata davvero ricca e avvincente, che ha mostrato nuovamente come l’affiatamento e la passione che legano le band estreme al pubblico e alla scena underground sono indissolubili e intramontabili. Aggiungo una piccola nota personale: sono rimasto veramente colpito dalla grande modestia ed affabilità dimostrata da parte dei Beheaded e dei Pyrexia, che con grande umiltà hanno collaborato con lo staff nelle varie operazioni di allestimento del palco e che si sono dimostrati molto gentili ed amichevoli con tutti i presenti. Considerando che persino certe cover-band italiane formate da dei “signor nessuno” spesso si comportano come rockstar dimostrandosi immaturi e altezzosi, penso che ci sia solo da imparare da questi ragazzi che suonano da una vita e che comunque hanno sempre mantenuto i piedi ben saldi a terra senza perdere di vista i propri obiettivi.