(Bridge Nine Records, 2013)
1. Bastards
2. No Shame
3. Hopeless Again
4. Blood In My Veins
5. No Relief
6. No Faith
7. Dead Set
8. No Savior
9. Rabbit Foot
10. Bleed Out
Ho sempre considerato i Defeater niente più di un classico gruppo emocore del ventunesimo secolo, una band poco degna di nota, ma dopo aver ascoltato Letters Home devo tornare sui miei passi e rimangiarmi tutte le critiche del passato chiedendomi di cosa diavolo stessi parlando. Pur essendo nati a Boston, fuori dalla scena hardcore che i più vecchi ricordano, negli ultimi cinque anni i Defeater hanno sfidato le convenzioni del genere uniformando la vecchia scuola a sonorità più recenti, spingendosi in direzioni nuove e ambiziose senza mai sacrificare un grammo di violenza musicale (non mi sorprenderebbe vederli al Warped Tour 2013).
Questo terzo full-length è l’ultimo sviluppo dell’evoluzione sonora di una band al proprio apice musicale e creativo. Letters Home è un album affascinante e i Defeater si sono davvero superati, sfornando un disco urlato dall’inizio alla fine (cosa che non mi dispiace affatto). Il quintetto del Massachusetts ha arruolato il batterista venticinquenne Joe Longobardi, che si è rivelato fondamentale nella scrittura e l’esecuzione dell’album, portando energia fresca e giovane. Letters Home ha per fortuna un senso ben sviluppato della dinamica, ogni canzone è unica e apprezzabile sia da un pubblico giovane che meno giovane e dai gusti decisamente differenti. “Bastards” inizia in maniera implacabile, è guidata da forti riff e ha un coro micidiale che mi ha fatto tornare alla mente “Quiet the Longing” di Empty Days and Sleepless Nights;“Hopeless Again” ha un grande ritmo ed è altrettanto avvincente. Verso la metà dell’album la band ripiega dall’hardcore assennato a transizioni più morbide, passaggi sonori più radi rievocano il periodo emocore di metà anni ’90; “Blood in my Eyes” è un altro pezzo molto ben strutturato; “No Savior” si apre con un arpeggio delicato prima di esplodere nella più violenta furia hardcore, supportata da un testo toccante: la canzone parla della perdita di un fratello e di conseguenza si apre con tutto il dolore e la rabbia di chi è stato colpito da questa vicissitudine, mentre nella seconda parte del brano uno scream meditativo e dolente lascia trasudare tutta la sua furia. E’ una sensazione che conferisce alla canzone un enorme senso drammatico.
L’impressione che lascia Letters Home è quella di tornare indietro nel tempo, ai tempi in cui prosperavano gruppi come Story of the Year, Funeral for a Friend, Thrice o Taking Back Sunday. Letters Home è molto di più di un disco hardcore-emo, si tratta di un concept album che esplora le idee di famiglia, di amore e di perdita di una persona cara, andando a scavare tra le emozioni che i Defeater sanno fare affiorare allo stesso modo sia con la musica sia con le parole.
SuperKick
7.5