(Nuclear Blast, 2014)
1. Blow Your Trumpets Gabriel
2. Furor Divinus
3. Messe Noire
4. Ora Pro Nobis Lucifer
5. Amen
6. The Satanist
7. Ben Sahar
8. In the Absence ov Light
9. O Father O Satan O Sun!
I Behemoth fanno parte di quella piccola fetta di band estreme che sono riuscite a costruirsi un solido nome ed una discreta fama a livello planetare: durante i loro ventitré anni di onorata carriera sono riusciti a migliorarsi costantemente dando vita ad opere memorabili come Satanica, Demigod e The Apostasy, risultando sempre convincenti e dannatamente devastanti in sede live.
Nel 2014 giunge, dopo una lunga attesa, il decimo album da studio, intitolato The Satanist, che è anche il primo lavoro dopo la pausa forzata a causa dei seri problemi di salute del frontman Adam “Nergal” Darski: si tratta dunque ovviamente di una pubblicazione ardentemente attesa e desiderata dalla folta schiera di fans. Questo nuovo disco sancisce un prepotente ritorno dell’anima black metal presente all’interno della band, relegata da parecchio tempo ad una misera influenza su composizioni totalmente dedite al death metal. “Blow Your Trumpets Gabriel”, brano scelto per presentare al grande pubblico l’ultimo nato in casa Behemoth, suona come una sorta di marcia demoniaca, caratterizzata da un incedere cadenzato, atmosfere magniloquenti e melodie epiche similarmente a quanto presentato su Evangelion, con un occhio di riguardo verso la tipica scuola Nile. “Furor Divinus” invece è la tipica killer-track imperniata su folli velocità, grazie a riff black metal velocissimi ed assalti in doppia cassa spezzata a metà da un break evocativo. In “Ora Pro Nobis Lucifer” ritroviamo i Behemoth di Zos Kia Cultus (Here and Beyond), con mid tempos granitici ed un sound legato al death metal classico, ma la vera nuova anima del platter compare con la title-track, che trasuda oscurità da tutti i pori e che si muove con maestria tra i lidi del freddo black metal norvegese e passaggi death/black paludosi a là Svart Crown. Giunti alle ultime tracce di quest’opera ritroviamo invece passi più aggressivi ed il metronomo torna a scandire accelerazioni repentine, peccato per la chiusura affidata alla poco convincente “O Father O Satan O Sun!”, un brano che si presenta come il male incarnato, grazie ad un intro macilenta ed oscura che poi s’incanala in uno scoppio di blast-beast e rasoiate monolitiche della coppia chitarra/basso, ma che finisce per risultare noioso ed esageratamente lungo.
Sicuramente non si può reputare The Satanist un disco brutto, a livello oggettivo si tratta di un platter di buona qualità, benedetto dalla solita produzione d’alto livello che ne esalta il sound in ogni sua forma. Sapendo però che si tratta di un’opera dei Behemoth, lascia sicuramente un retrogusto d’amaro in bocca, sia per la perdita d’impatto immediato, sia per alcune scelte poco felici a livello di riff e per il largo uso di atmosfere rarefatte poco in linea con quanto ci si aspetterebbe da questa formazione da sempre votata alla più indomita ferocia iconoclasta.
7.0