(Power Pain Records, 2014)
1. Fall and Rebirth
2. Treading the Maze
3. From Ashes
4. Concrete and Nails
5. Your Truth
6. The Overdrive
7. World On My Shoulders
Appena iniziato l’ascolto, From Sour Cries To Loving Eyes sembra un vecchio disco degli Integrity, quelli di Seasons In the Size Of Days. Il risultato, o meglio, la sorpresa è stata entusiasmante: questi ragazzi di Lecce hanno quell’energia tipica di una band hardcore (mi riferisco a band come Hatebreed, Walls Of Jericho e via dicendo) mischiato alla cattiveria simil-metalcore dei giorni nostri. Man mano che le tracce si susseguono, il risultato è singolare.
Si trovano brani come “The Overdrive” e “From Ashes”, una combinazione di tempi disuguali e di urla strazianti che farebbero impallidire anche Jacob Bannon dei Converge. A dir la verità, la prima voce che si sente nella traccia d’apertura, l’intro “Fall And Rebirth” non è del tutto convincente a livello di intonazione; si tratta di una voce poco invitante, quasi narrante, poi però inizia quel tipo di scream volto a rivelare ciò che sarà l’ascolto residuo dell’album. Già da “Treading The Maze”, la seconda traccia, si capisce che gli Ingraved hanno saputo dare qualità ed originalità al loro background musicale sfornando un disco effettivamente piacevole, inimitabile e poco commerciale. Una nota di merito va a tutti i membri, partendo dal nuovo chitarrista Andrea Litti, un’icona per le band hardcore “made in Puglia”(ex D.I.A., Traitor, Shank), fino al cantante Tony, una voce davvero devastante. Questa band attiva dal 2001, grazie a tutta la sua esperienza e determinazione, ha reso questo disco una vera e propria opera d’arte; forse sette tracce sono troppo poche per l’ascoltatore e lasciano l’amaro in bocca perché, detto in tutta sincerità, di album come questi se ne vorrebbero ascoltare tutti i giorni.
From Sour Cries to Loving Eyes è un lavoro al passo con i tempi in cui tutti gli ingredienti sono dosati al punto giusto: breakdowns (pochi, buoni e calcolati), una voce invidiabile, armonici, giri di chitarre e basso ammirevoli, un groove di batteria aggressiva e veloce allo stesso tempo ed infine la cosiddetta “pacca”, ovvero ciò che contraddistingue una band “normale” da una che “ha del tiro”! Ogni canzone presente sull’EP sarebbe da prendere come esempio per le band di nuova generazione. A volte sacrificio, pazienza e passione ripagano di tutti gli sforzi fatti in passato. Complimenti!
7.0