(Century Media Records, 2014)
1. Six Feet of Foreplay
2. The Extirpation Agenda
3. Necrotic Manifesto
4. An Enumeration of Cadavers
5. Your Entitlement Means Nothing
6. The Davidian Deceit
7. Coffin upon Coffin
8. Chronicles of Detruncation
9. Sade & Libertine Lunacy
10. Die Verzweiflung
11. Excremental Veracity
12. Purity of Perversion
13. Of Dead Skin & Decay
14. Cenobites
Dopo il riuscitissimo Global Flatline i riflettori erano tutti puntati addosso ai belgi Aborted e alla pubblicazione dei nuovi brani che sarebbero andati a comporre la loro ultima fatica, The Necrotic Manifesto. Per nostra fortuna e per il piacere di tutti gli appassionati di death metal, Sven e soci hanno fatto tesoro delle critiche ricevute durante il “periodo buio” sperimentato tra il 2008 e il 2010 e forti dell’ennesima nuova formazione hanno dato alle stampe un album accattivante e curato fin nei minimi particolari.
The Necrotic Manifesto si presenta bene a partire dall’aspetto esteriore, con un artwork curato e d’impatto, ma le emozioni più intense iniziano solo quando ci si tuffa nell’ascolto delle quattordici tracce che lo compongono; questo nuovo disco contiene tutti gli elementi caratteristici del combo belga, andando a pescare la pesantezza e alcuni richiami al grind old-school di Engineering The Dead e Goremgeddon, inserendo riff veloci e affilati come visto in Slaughter & Apparatus: A Methodical Overture e rifinendo il tutto con quel sound quadrato, potente e moderno che aveva benedetto il precedente Global Flatline ottenendo di fatto un mix esplosivo, debordante e coinvolgente fino all’ultimo minuto di durata.
Passando alla sostanza, siamo accolti da “Six Feet of Foreplay”, un’intro strumentale che prende spunto dagli splatter/horror e aiuterà l’ascoltatore a calarsi nell’atmosfera del platter grazie ad una melodia malata ed epica allo stesso tempo; si dà fuoco alle polveri con “The Extirpation Agenda”, brano esplosivo e martellante al 100% in stile Aborted, che si barcamena tra riff poderosi ed incalzanti e pattern di batteria dinamici, il tutto riassunto in una formula basata sull’urgenza e la furia tipiche del death/grind. Con la title-track verremo catapultati nel passato e affioreranno immediatamente ricordi legati alle sempre verdi “Nailed Through Her Cunt” e “To Roast and Grind”, attraverso ritmiche granitiche e cadenzate alternate a melodie decisamente catchy. Si raggiunge infine il culmine della velocità e della potenza distruttiva con “An Enumeration of Cadavers”, costruita su tempeste di blast-beats, pattern tiratissimi di basso e riff taglienti di scuola grindcore. Non mancano certo brani dal taglio più moderno e con una tecnica maggiormente rifinita nello stile di Slaughter & Apparatus: A Methodical Overture: stiamo parlando di “Coffin upon Coffin”, che si attesta su mid-tempos classici e si riallaccia allo stile di altre due realtà estreme legate alla musica “patologica/chiurigica” come Impaled ed Exhumed corroborando il tutto con riff tecnici e caleidoscopici, oppure “Sade & Libertine Lunacy”, dotata un appeal decisamente moderno e fruibile, senza mai tralasciare quel feeling disturbante che permea l’intero disco. Decisamente sopra la media i due pezzi in chiusura che rispecchiano la dualità degli Aborted, perfette macchine assassine quando si cimentano con violenza e pesantezza, espresse e riassunte in “Of Dead Skin & Decay”, una cavalcata monoltica dal mood carcassiano spezzata da un azzeccatissimo break melodico arricchito addirittura da un guitar-solo, e l’epica “Cenobites”, che ci riporta ai tempi di The Archaic Abattoir grazie ad alcuni riff dilatati ed armonici fusi con up-tempo forsennati ed un ritorno prepotente del sound disturbante presente nell’intro.
Diciamocelo francamente: in pochi ormai si aspettano un ritorno ai vecchi fasti, ma gli Aborted hanno dimostrato ancora una volta che rimboccandosi le maniche e sfoderando un po’ di quell’attitudine old-school e quella violenza belluina che caratterizzavano la scena death metal tra gli anni ’90 – 2000 si può tranquillamente produrre musica di elevata caratura riuscendo a soddisfare comunque coloro che si aspettavano una nuova ondata di gore, carne maciullata e medicina perversa da parte della mai scontata creatura di Sven de Caluwé.
8.0