1. Lux
2. 1/121
3. Curves & Saeptums
4. Argon Walls
5. Breach
6. Quandary
7. Sokkole
8. Daedalus
9. Shelter
Vedere come da filoni saturi si riesca ancora a trovare gruppi con soluzioni interessanti mi fa particolarmente piacere. In giro da cinque anni, i belgi Ilydaen con questo Maze sono al loro secondo full-length. Il genere da loro proposto si pone tra il post metal strumentale dei Pelican e aperture melodiche cariche di emotività, un’emotività che va cercata più in gruppi come i Deftones piuttosto che nei banali crescendo alla Explosions in the Sky.
I riff di “1/121” sono supportati da un impianto ritmico teso e frenetico che rende il brano potente con i suoi stacchi. Lo sporadico utilizzo della voce, per lo più sussurrata, è interessante ma non modifica l’economia generale del sound della band, che comunque non risente della carenza di parti cantate. Il chitarrista fa un uso massivo della loop station, che stratifica arpeggi e riff: una tecnica fortemente debitrice del modo di suonare di Mike Sullivan dei Russian Circles, che permette al trio di creare complesse tessiture, come in “Breach”, brano carico di pathos che fa della quietezza il suo punto di forza. Le chitarre liquide nella parte centrale di “Shelter”, invece, portano l’ascoltatore in una dimensione onirica, in un brano che di fatto riassume in otto minuti l’essenza della band.
Questi ragazzi di Liegi, pur non proponendo nulla di veramente nuovo, hanno realizzato un disco che farà la gioia di chi ama la musica intimista e potente.
7.0