Per la terza volta consecutiva in un solo anno tornano in terra italica i canadesi Protest The Hero, supportati come sempre da ottime band. Questa volta fanno parte del carrozzone gli italiani Destrage, gli americani The Contortionist e gli inglesi The Safety Fire, in sostituzione alle star del technical death metal The Faceless che a causa di problemi interni al gruppo non sono riusciti a partire. Nonostante fosse il terzo concerto dei Protest The Hero quest’anno per noi, la curiosità che ci ha spinti a tornare al Live Forum di Assago era come sempre tanta, sia per avere un’ennesima riconferma della qualità del combo canadese sia per vedere all’opera i The Contortionist. Purtroppo arriviamo tardi per poter vedere i Destrage, ma a giudicare dai commenti del pubblico milanese sono stati fenomenali
PROTEST THE HERO + GUESTS
Live Forum, Assago (MI)
06 / 12 / 2014
THE CONTORTIONIST
Il pubblico del Live Forum, che è già quasi pieno, è bello carico e sembra conoscere bene i brani dei progsters americani, che sfortunatamente non suonano tanto, ma riescono comunque a convincere. Il cantante Mike Lessard è molto bravo ad intrattenere il pubblico e le sue doti vocali sono ottime, in particolare quando sfoggia il suo possente growl, capace di far letteralmente tremare le pareti del club. Le chitarre di Robby Baca e Cameron Maynard generano un muro potentissimo ed il basso di Jordan Eberhardt è dotato di un suono decisamente rotondo: nel complesso, è impressionante la bravura tecnica e la precisione della band. I Contortionist hanno eseguito qualche brano dall’eccellente Language, come la doppia title-track “Language I: Intuition” e “Language II: Conspire”, e poi qualche canzone del loro vecchio repertorio come “Holomovent”, contenuta nel secondo album Intrinsic, e “Fluorish”, tratta dal loro primo lavoro Exoplanet. I trentacinque minuti che hanno avuto a disposizione sono volati via, ma ci hanno fatto un’ottima impressione: i Contortionist sono addirittura meglio dal vivo che su disco. Segnaliamo infine che Lessard, una volta finito il concerto, si è reso molto disponibile a fare due chiacchiere, firmare autografi e scattare foto insieme ai fans.
THE SAFETY FIRE
Arriva il momento degli inglesi The Safety Fire. Avevamo già visto anche loro a gennaio, sempre per un concerto dei Protest The Hero, quando ci fecero un’ottima impressione. Già dal loro soundcheck ci accorgiamo che manca qualcosa, o meglio qualcuno sul palco: il bassista! Purtroppo non siamo riusciti a capire il perché, ma nonostante questa assenza il concerto è stato godibilissimo, a conferma dell’ottimo stato di forma dei britannici. Il cantante Sean McWeeney ha una voce pulita particolarmente intensa e coinvolgente e anche i suoi scream non sono malvagi. La scaletta è stata ben bilanciata, e diversi sono stati i momenti clou della loro esibizione: senza dubbio “Beware The Leopard (Jagwar)”, “Huge Hammers”, ormai un classico del loro repertorio, e “Mouth Of Swords”, durante la quale si è scatenato un circle pit particolarmente grande, anche se il pubblico in realtà ha dimostrato di apprezzare la musica proposta, muovendosi con foga, per tutta la durata dello show.
PROTEST THE HERO
Dopo circa quarantacinque minuti di ottima musica made in UK è arrivato il momento dei tanto attesi headliners. Il pubblico inizia a scaldarsi già all’inizio del soundcheck, non appena vede il batterista Mike Ieradi ed i chitarristi Luke Hoskins e Tim Millar. Alle 23 circa finalmente il concerto inizia, con le note iniziali dell’intramontabile “Sequoia Throne”, tratta dal secondo album Fortress. Non appena entra il frontman Rody Walker veniamo letteralmente scaraventati in avanti e compressi nelle prime file, anche con i canadesi il mosh pit è bello intenso e quasi costante. Subito dopo viene suonata “Underbite”, dal nuovo album Volition, e tutto il pubblico canta insieme a Walker. Il suono è veramente ottimo e permette di godere appieno della tecnica infinita dei torontoniani. Come ormai tutti sanno, il cantante Walker è un eccellente intrattenitore e dobbiamo ammettere che anche il suo italiano è notevolmente migliorato (a giugno disse che voleva impararlo): al di là delle classiche bestemmie che hanno fatto impazzire dalle risate i presenti, ha raccontato qualche aneddoto e scambiato qualche battuta con il pubblico accalcato nelle prime file.
La scaletta è cambiata rispetto alle ultime date in Italia, non vengono infatti suonati brani come “The Dissentience” o “Heretics And Killers”, degnamente sostituiti da “No Stars Over Bethlehem”, “Termites” e “Sex Tape”. Il momento sicuramente più emozionante dell’intera serata è stato però quando il pubblico ha iniziato a cantare l’outro di “Turn Soonest To The Sea” e i Protest The Hero gli sono andati dietro suonandola in buona parte. La faccia dell’istrione Walker era a metà tra l’incredulità e la felicità più assoluta, ma tutti i membri della band erano visibilmente emozionati. Dopo questa parentesi i Nostri riprendono con le ultime due canzoni, “Bone Marrow” e “Plato’s Tripartite” che sarebbero state una conclusione perfetta per il concerto. Ma ovviamene non è finita qui, tutti aspettano una canzone in particolare, la più famosa, e dunque ecco che nell’encore viene suonata la frenetica “Bloodmeat”, che pone fine, dopo un’ora di durata complessiva, ad un concerto intenso e soddisfacente, impreziosito da una scaletta rivisitata ad hoc. Dal punto di vista tecnico e dell’intrattenimento i Protest The Hero sono oggettivamente fenomenali. Abbiamo inoltre notato che i nuovi acquisti della band si sono ormai amalgamati molto bene, specialmente Cam McLellan: chiaro, non è Arif Mirabdolbaghi, ma è molto bravo tecnicamente e anche lui simpatico.
Insomma, è stata una serata piacevole all’insegna della buona, anzi eccellente, musica. L’unica nota negativa è il palco: troppo basso. Non è possibile né ammissibile che già dalla terza fila non si veda praticamente nulla. Speriamo che in futuro suonino in locali migliori, cosicché tutti possano almeno vederli!