I Septycal Gorge sono da tempo fieri portabandiera del brutal-death metal italiano e possono tranquillamente annoverarsi tra le nostre migliori extreme metal band; in occasione dell’uscita dell’attesissimo terzo album da studio, Scourge Of The Formeless Breed, abbiamo deciso di fargli rapidamente un “terzo grado” ed approfondire la conoscenza dei ragazzi piemontesi.
Salve ragazzi, benvenuti su GOTR!
Ciao Andrea. Buon anno a te, alla redazione e a tutti i lettori di GOTR.
Dalla formazione ad oggi sono passati ben dieci anni, quali ritenete siano stati i principali cambiamenti avvenuti da allora?
Dieci anni, per una band underground, sono veramente tantissimi, considerando che, per ciascuno di noi, la musica non è una priorità tale da darci di che vivere. E’ ovvio che di cambiamenti ce ne sono stati parecchi e non credo sia facilissimo rispondere a questa domanda. Se penso alle line up, sono grato a chiunque abbia fatto parte della nostra formazione, perché, nel bene e nel male, ha sempre dato qualcosa di costruttivo che facesse crescere il nome dei Septycal Gorge. Anche ora, dopo tre anni di pausa forzata dalla ‘scena’, ci sono altri cambiamenti in corso: stando all’attimo presente, credo che sarà l’impegno degli ultimi mesi a determinare il Cambiamento, con la ‘c’ maiuscola, per il futuro del nostro gruppo. Siamo spariti per cause di forza maggiore, ma la voglia di rimettersi in discussione non deve assolutamente mancare.
So che la band ha attraversato un periodo difficile a causa di vari problemi interni che hanno afflitto alcuni dei componenti, come avete superato queste difficoltà? Vi sentite più uniti?
Come ho appena accennato, stiamo tentando di rientrare dopo un periodo veramente sfortunato. Anche se per qualche tempo il nome Septycal Gorge è rimasto lì, sospeso, questo non significa che noi, come singoli individui, siamo rimasti inattivi, tanto nella musica, quanto nella vita: ci sono stati un sacco di cambiamenti per ciascuno di noi, soprattutto dal profilo privato, elementi, spesso, che costringono a sconvolgere bruscamente le abitudini (nuovi lavori, imprevisti di natura economica e professionale, traslochi, problemi di salute d’una certa gravità, problemi di famiglia…), per cui, dopo tanto tempo ognuno a pensare ai fatti propri, non è immediato arrivare all’amalgama ideale che c’era fino a qualche tempo fa. Ringraziando, ci salva essere più ‘grandi’ e maturi anagraficamente: per quanto ci sia meno tempo rispetto a anche solo quattro anni fa, sento che abbiamo intenzioni più chiare sul da farsi. Mi auguro sia il passo per creare una band veramente matura: sarebbe accanimento terapeutico condurre, a trent’anni suonati, un gruppo con la ‘lieta follia’ dei venti… non so se mi spiego?
La scena death metal italiana continua la sua crescita inarrestabile e voi potete essere tranquillamente citati come uno dei cardini della stessa, eppure i live nel Bel Paese faticano a regalare soddisfazioni, sia per la poca affluenza che per lo scarso supporto dei locali. Come vi raffrontate a questa situazione e quali suggerimenti avanzereste per provare a cambiare le cose?
Ti ringrazio per le bellissime parole! Pensare ai Septycal come pionieri/cardini di chissà quale scena mi fa venire la pelle d’oca: non è esattamente quello che immaginavo nel 2004, quando, insieme a Diego (il chitarrista ritmico della band), il sottoscritto (Mariano, voce) metteva su la band. Per quanto riguarda la questione live pessimi vs qualità delle band nostrane piuttosto alte, credo che il problema non si possa rivolgere solo alla musica e all’impatto che ha su musicisti e fans (i soliti discorsi triti e ritriti sul supportare ed andare ai concerti: per carità; tutto vero), quanto anche al momento sociale, politico ed economico nel quale stiamo vivendo. L’Italia è il primo Paese della Comunità Europea per corruzione, ci sono serissimi problemi con l’occupazione giovanile, la scuola non ha né dà futuro e chi ci governa preferisce slogan, tweet, sterili guerre verbali alla concretezza, fomentando la classica ‘guerra dei poveri’. Non voglio fare un discorso qualunquista o populista o aprire parentesi troppo ‘rischiose’, ma credo che il supporto passi anche dal portafoglio. I soldi son importanti tanto in entrata, quanto in uscita e se l’economia non gira, meglio una rata sicura in più per l’affitto che dieci concerti in più. Non c’è nulla da biasimare. Per quanto riguarda il conoscere o non conoscere certe band, l’aver sentito o meno parlare di eventi o manifestazioni, credo che, in un’epoca storica in cui grazie ad internet si riesce ad avere informazioni più o meno sensate su parecchi argomenti, essere ignoranti sia spesso più una scelta che una lacuna.
Uscendo invece dai nostri confini, che impressioni avete avuto riguardo l’accoglienza del pubblico? Lessi in passato il vostro Tour-Diary e mi parve di capire che negli States la band godesse di una buona reputazione, come stanno le cose oggigiorno?
Abbiamo sempre puntato agli USA: il brutal death metal è nato e s’è sviluppato laggiù; alcune delle band che più amiamo sono americane, per cui, per noi, il feedback del pubblico d’Oltreoceano è sempre stato fondamentale. Il Tour del 2010 è stato sicuramente l’apice nella ‘carriera’ dei Septycal Gorge: pensarci, mi riporta ad un periodo che pare un secolo fa, tanto era diversa la mia vita allora! La Comatuse Music si occupa di promozione e distribuzione del nostro album proprio da quelle parti e sta facendo uno splendido lavoro; d’altro canto, vedere gente come Terrance dei Suffocation mettere spesso in pubblico la t-shirt col nostro cover art work, o ricevere il sostegno di Angel e Diego dei Disgorge (US), nonché di Travis dei Black Dahlia Murder non può che far bene al cuore e all’autostima, eheh! Sarebbe spettacolare tornare a suonare laggiù! Ma, visto che dobbiamo ricominciare, meglio procedere a piccoli passi.
L’ultimo album uscito, Scourge of the Formless Breed, è stato accolto molto positivamente dalla critica, siete soddisfatti dei risultati?
Come ad ogni nuova uscita, col senno di poi, c’è sempre qualche particolare che si vorrebbe cambiare. Onestamente, modestia a parte, son convinto che Scourge… sia la nostra migliore release di sempre, quindi, al di là dei pareri della critica, noi, in primissima persona, ne conosciamo il valore e il sangue, le lacrime e il sudore che abbiamo versato per dargli vita: per quanto possa suonare spocchioso o pretenzioso, credo di non avere bisogno del parere di qualcuno per capire che il nostro ultimo album sia un bel lavoro. Poi ovvio, quando si legge una buona recensione, non si può non sorridere soddisfatti…
Il disco è chiaramente costruito attorno ad un concept ben definito che ne influenza ogni sua forma a partire dalla copertina finendo con i testi delle canzoni, vi andrebbe di spiegarci un po’ di quali argomentazioni si trattano e cosa vi ha spinto a sceglierle?
Del concept e delle lyrics me ne sono occupato io: ho unito un po’ di materiale accademico dei tempi dell’università ad altre fonti raccolte per passione e ho cercato di costruire un unico ragionamento sottoforma di narrazione, senza cercare di perdere il piglio solenne e le metafore violente, tipici di certo death metal. Il concept riguarda la cosmogonia, la nascita, crescita e morte del Cosmo, inteso come l’Esistenza Materiale: essa è analizzata attraverso religioni, filosofie di vita e fiction (letteraria, fumettistica, cinematografica). Quanto ho trovato di comune fra tutte le mie fonti è riassunto una frase che canto su “Awakening of the Seven Serpents”: every creation leads to an end – ogni cosa creata, per quanto maestosa, promettente, evoluta, è destinata a finire, proprio perché è creatura, entità con un ciclo d’esistenza determinato. Il connubio ossimorico fra la nascita che necessariamente presume la morte, la speranza d’un’esistenza ciclica che tante visioni del mondo hanno spesso suggerito, il Demiurgo come Essere Supremo crudele, in quanto crea sapendo che distruggerà sono state le suggestioni che hanno unito, poi, tutte queste tematiche. Con contributi da Omero, Blake, Leopardi, Eliot, Lovecraft e tanti altri. Di fronte al terzo album s’è provato a fare qualcosa di nuovo e unico, almeno all’interno della nostra discografia. C’è qualcosa di diverso, nella struttura del tutto e nelle argomentazioni, rispetto alle lyrics delle uscite precedenti, è ovvio; ma, da autore dei testi, non sento un abisso rispetto al passato: se qua c’è un ordine narrativo ed un certo mood apocalittico caro a certa scena metal, l’amore per la citazione ‘colta’, la negatività e la visione disperata dell’esistenza sono sempre state tematiche fortemente presenti nelle mie lyrics.
Per quanto riguarda la composizione dei brani, avete una sorta di “Mastermind” che si occupa di tutto, oppure ognuno di voi contribuisce in egual misura nella creazione della vostra musica?
Da sempre i brani sono stati composti da Diego; ovviamente ciascuno di noi dava sempre suggerimenti in fase d’arrangiamento, ma il riff-master è lui. Nell’ultimo album, invece, hanno avuto decisamente più spazio la personalità e la sensibilità musicale di Los, l’altro chitarrista del gruppo: il tutto ha creato una identità musicale nuova, ma completa, in cui le origini della band non vengono snaturate. E, ti dirò, visto che ciascuno di noi, soprattutto considerando i problemi degli ultimi anni, ha fatto non pochi sacrifici perché quest’album prendesse corpo, Scourge of the Formless Breed è l’album che maggiormente ci ha segnati.
Sicuramente vi sareste sentiti rivolgere questa domanda sino alla nausea, ma non potevo esimermi dal porvela a mia volta. Quali sono le band che vi hanno ispirato sin dalle origini e delle quali non perdereste mai una pubblicazione?
Nei Septycal Gorge i gusti musicali personali sono decisamente variegati, dal country-rock al grindcore, dal noise/post-rock al black metal, fino a certo rap e alla trashissima disco Novantiana! Anche i gusti in ambito brutal sono spesso diversi da persona a persona, ma le band che c’hanno dato l’impulso sono state Deeds of Flesh, Suffocation, Disgorge (US), primi Decrepit Birth e Morbid Angel, nonché pesi massimi del brutal europeo come Disavowed ed Inveracity. Credo, comunque, che, arrivati al terzo album, la migliore influenza di una band che scriva musica da dieci anni non sia l’ennesimo scopiazzamento di questo o quel gruppo della scuderia Unique Leader dei bei tempi, quanto se stessi: dopo tanto tempo, ognuno di noi ha dentro la musica che può e sa fare ed è sacrosanto attingere da lì; poi beh, è inevitabile, visti i cliché del genere, anche quando si prova a uscire da certi confini, far qualcosa che gli ascoltatori possono ricondurre per similitudine a suoni già sentiti… Dopo tutti ‘sti decenni di Musica del Diavolo…! Eheheh!
Cosa possiamo aspettarci per il futuro, siete già al lavoro su del nuovo materiale?
Al momento stiamo lavorando su noi stessi, per ritornare ad essere in forma, come quando c’eravamo lasciati in quel novembre del 2011, quando, in quel di Milano, avevamo fatto il nostro ultimo concerto, insieme ad Antropofagus e tanta altra bella gente: è questo l’impegno principale. Siamo anche alla ricerca d’un bassista, visto che, sul disco, Jacopo Rossi degli Antro, fautore, peraltro, d’un lavoro eccellente, è apparso solamente nelle veci di turnista. L’obiettivo numero uno è tornare a spaccare live: una volta raggiuntolo, date e concerti non tarderanno ad arrivare.
Siamo giunti alla battute finali, a voi la parola per salutare i nostri lettori.
Grazie per l’intervista! E’ stato un piacere rispondere a queste domande. Buon 2015 a tutti i lettori e che sia un anno più septyco che mai!
Ecco i nostri contatti:
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Keep it brutal! Mariano + S.G.