Nel profondo Sud Italia la scena metal arranca, non certo per mancanza di band valide, ma per mancanza di spazi e di un pubblico attento. Fortunatamente la serata che vi stiamo per raccontare costituisce una bella eccezione, e sarebbe stato pure assurdo un flop per un sabato di fine anno in cui per pochi euro era possibile scoprire, riscoprire o in ogni caso apprezzare band come Lenore S. Fingers, Shores Of Null e Resonance Room. Il Chakra Lounge Club, ormai punto di ritrovo fisso per il metal dal vivo a Catania, è insolitamente pieno dall’inizio alla fine del concerto. Merito forse della presenza dell’esordiente band romana che sta facendo parlare di sé in tutta Europa, o della credibilità che hanno ormai assunto i padroni di casa come caposaldo del panorama siciliano, o forse anche del freddo a cui i catanesi non sono abituati e che rende impraticabile il passatempo preferito di molti metalheads del luogo: chiacchierare sui marciapiedi, il più lontano possibile da chi suda sul palco.
Resonance Room + Shores Of Null + Lenore S. Fingers
Chakra Lounge Club, Catania
27/12/2015
LENORE S. FINGERS
La serata si apre alle 23 in punto con i Lenore S. Fingers, band reggina che ha sulle spalle quattro anni di attività, date in tutta Italia (molte delle quali proprio di supporto agli Shores Of Null) e un disco, Inner Tales, fresco di stampa. La band, capitanata dalla giovane Federica “Lenore” Catalano, definisce il proprio genere come decadent melancholic art: da notare bene il sostantivo art, non metal, ed in effetti appare chiaro come parlare di metal in senso stretto sia riduttivo. Il sound è gotico, delicato, soffuso, farcito di momenti acustici ed arricchito da soluzioni distorte nei punti giusti. Con le dovute differenze, anticipa e riassume quello che sarà il mood della serata: toni medi, eleganti, decadenti. La scaletta ripercorre per la maggior parte i brani del disco di debutto, di cui “Victoria” e “The Cry Of Mankind” sono probabilmente gli estratti migliori. Tutti i pezzi sono strutturati in modo originale, le parti strumentali sono ben composte e ben suonate (specialmente il basso dal retrogusto prog di Domenico Iannolo), la voce e lo stile di Lenore fanno pensare più ad una Fever Ray o ad una Dolores O’ Riordan che a Simone Simons o Sharon Den Adel: presupposti che fanno intendere come la band cerchi un sound personale e non codificato. Purtroppo l’impatto live non è dei più memorabili: posto che il genere richiede una certa serietà, una parola tra un brano ed un altro non sarebbe stata di troppo, e in generale la band appare un po’ statica e rischia di annoiare gli spettatori meno inclini a queste sonorità, che infatti lasciano la sala prima che i calabresi abbiano portato a termine la performance. In ogni caso, promossi a pieni voti.
SHORES OF NULL
Ad alcune band bastano pochi attimi per far capire di che pasta sono fatte, ed è sicuramente il caso degli Shores Of Null, act più estremo della serata. I romani, alla loro prima discesa in Sicilia, dopo qualche minuto di cambio palco attaccano con l’intro “0x000” seguita da “Kings Of Null”, brani che aprono anche il loro disco d’esordio Quiescent, protagonista della scaletta di stasera. Dati l’impressionante impatto sonoro e l’ottima tenuta di palco, è impossibile non rimanere catturati dal black/doom melodico della band, ed è piacevole notare come il pubblico resti attento, quasi silenzioso per tutta la durata della performance. Purtroppo l’acustica sfavorevole del locale mette spesso in secondo piano la voce di Davide Straccione – secondo chi scrive, il grande punto di forza del combo – ma risulta evidente come gli Shores Of Null suonino esattamente come su disco, merito del grande lavoro svolto in fase di arrangiamento delle parti vocali, che vedono impegnati tutti gli elementi, meno il batterista. Il clean epico e mai banale di Davide è supportato da quello del chitarrista Gabriele Cacciari, mentre a fare da contraltare troviamo i growls del bassista Matteo Capozucca e del chitarrista Raffaele Colace, oltre a quello dello stesso Davide. La scaletta, come già anticipato, pesca a piene mani da Quiescent, con l’unica eccezione di “The Dream Of The Old Boats”, cover dei Novembre che sembra particolarmente apprezzata dai presenti. Brani di pregevole fattura come “Ruins Alive” e “Quiescence” non perdono un grammo del loro considerevole “peso”, e fino alla conclusiva “Eudaemonia” sembra di perdere ogni contatto con il mondo esteriore. Non è da tutti riuscire a tenere un pubblico difficile come quello catanese incollato al palco per più di un’ora di show mozzafiato.
RESONANCE ROOM
È quasi l’1:30 quando i padroni di casa mettono su “on” gli amplificatori. I Resonance Room riportano il loro prog/gothic/doom metal a Catania per la prima volta dal rientro in formazione del chitarrista Fabio Monaco ( ex-Schizo, ex-Zora): attivi dal 2008 (ma in realtà dal 2003 col monicker Fragment), godono di un seguito consistente anche se, come ammette un emozionato Alessandro Consoli, “non è detto” che in serate del genere il pubblico sia così numeroso e partecipe. Proprio l’altissimo vocalist, nel suo caratteristico lungo cappotto nero, è il fulcro emotivo della band, nonché cantante dalle grandi capacità. Il sound dei Resonance Room si divide tra rocciosi accordi stoppati e momenti più liquidi ed atmosferici, come si può notare già dall’opener “Cages Of Dust”, seguita da un’emozionante “New Life”, probabilmente uno dei pezzi più riusciti. La scaletta verte maggiormente sul secondo album della band, Untouchable Failure, da cui sono tratte le ottime “The Great Insomnia” e “Naivety And Oblivion”, ancora due esempi del doppio volto del combo. I cinque musicisti sono visibilmente emozionati, e riescono a trasmetterlo al pubblico tramite un sound particolare che necessita e si nutre di tale trasporto. Una performance così sentita mette in secondo piano anche qualche sbavatura tecnica, e la serata volge al termine nel migliore dei modi.
Sarebbe interessante fare una considerazione in conclusione: è piacevole vedere come il Chakra, che solitamente ospita live thrash o death metal, si presti ad un concerto dai toni eleganti e, appunto, decadenti. Tra le colonne ornate con arabeschi, le pareti viola, l’aria fumosa e le proiezioni di cui hanno usufruito tutte e tre le band, l’atmosfera creatasi cattura ed affascina irreversibilmente chi nel metal, oltre ai cazzotti e ai caproni, cerchi anche altro.