Penso sia difficile descrivere ciò che si è provato quando lo scorso anno uscì l’annuncio di un tour dei lupi norvegesi, tour che avrebbe toccato anche l’Italia portando finalmente in dimensione live alcuni dei brani migliori del loro repertorio. E così fu, passando in rassegna la propria discografia da Themes From William Blake’s in avanti, Garm & soci hanno dato vita ad uno show praticamente perfetto, andando a pescare alcune delle canzoni migliori mai partorite dagli Ulver come “Hallways Of Always”, “Eos”, “Not Saved” e via dicendo. Un anno dopo l’evento si è ripetuto: gli Ulver hanno continuato l’attività live, per promuovere degnamente l’uscita del nuovo album Wars Of The Roses, scegliendo coraggiosamente di proporlo per intero in ogni data prevista. Scelta che ha incontrato tantissimi pareri contrari, sia perché ritenuto qualitativamente inferiore alle uscite precedente, sia perché il pubblico desiderava poter sentire dal vivo anche altri pezzi della loro carriera (soprattutto chi se li era persi l’anno prima). Fatto sta che dopo due tour di fila comprendenti anche l’Italia, si pensava che non sarebbero tornati per un bel po’ di tempo e, invece, eccoci qui a fare il report della data di sabato al Teatro Regio di Parma, sicuramente la location migliore delle tre date previste nel bel paese, tutte con Stian Westerhus come opening act.
Ulver + Stian Westerhus
Teatro Regio, Parma
12/11/2011
STIAN WESTERHUS
Puntualissimi alle 21.30, gli addetti del Teatro Regio fanno suonare la campanella che indica l’inizio dell’esibizione ed invita tutti gli spettatori ad entrare e a sedersi nei rispettivi posti. Dopo poco compare questo personaggio con i capelli scarmigliati e pronto ad imbracciare chitarra ed archetto, con una miriade di pedali ed effetti davanti a se’, che verranno usati in malo modo a breve. L’inizio pare promettente, fra approcci drone ed aperture quasi post-rock, l’improvvisazione imbastita dal ragazzo norvegese regge bene e coinvolge pure; che sia la volta buona che gli Ulver abbiano trovato un opener di qualità? Domanda legittima, visto che si è assistito lo scorso anno all’esibizione soporifera di Void Ov Voices (progetto di Attila Csihar) mentre la volta dopo è stato il turno di un inascoltabile Zweizz (la domanda “Do you wanna see the sun?” per chi era presente al Teatro Rasi probabilmente riporta ancora alla mente incubi lovecraftiani). La risposta inizialmente positiva, diventa inevitabilmente negativa: dopo una decina di minuti, Stian decide bene di darsi all’improvvisazione totale, coinvolgendo vari tipi di loop, effetti, beat per un risultato che non ha né capo né coda, diventa solo un continuo saltare fra una pedaliera e l’altra sperando di imbroccare l’effetto giusto. Peccato davvero, perché alcuni stralci della sua esibizione (una mezz’ora circa, poco più) avrebbero meritato uno svolgimento ben più in profondità, verso un risultato sicuramente più convincente e coinvolgente.
ULVER
La campanella suona, le luci lentamente si abbassano e il sipario è ancora chiuso. Le aspettative per questo concerto solo altissime: poter vedere gli Ulver nuovamente a teatro farebbe gola un po’ a tutti, ma se il teatro è il Regio di Parma diventa automaticamente obbligatorio essere presenti; in più le setlist delle due date precedenti (Roma e, soprattutto, Torino) promettevano tantissimo. Il sipario si apre, i nostri sono già tutti in posizione e si parte subito con February MMX, una delle canzoni meno apprezzate di Wars Of The Roses, ma che annichilisce il pubblico grazie ad un muro di suono perfetto, su cui spicca la prova vocale di un Garm veramente (per ora) in forma. La scaletta a seguire ci propone altri tre brani dell’ultimo album, su cui spiccano una “Norwegian Gothic” che ripropone un visual splendido e perfettamente nei tempi della canzone e “September IV”, il cui finale dal sapore quasi prog viene ripetuto fin quasi all’esaurimento lasciando tutti gli spettatori a bocca aperta. Garm ora annuncia che le prossime due canzoni saranno da Perdition City e il pubblico esplode in un’ovazione, enfatizzata al titolo delle suddette canzoni: “Lost In Moments” e “Porn Piece or the Scars of Cold Kisses (Piece Two)”. Entrambe presentano beat molto ben scanditi e belli pesanti, e l’acustica del Teatro Regio non fa che amplificare ulteriormente questa sensazione, stordendo gli ascoltatori con un assalto quasi drum’n’bass a livello di potenza. Ottima l’esecuzione di entrambe, dispiace solo non aver potuto gustare le bellissime parti di sax presenti in “Lost In Moments”. Diventa inutile descrivere canzone per canzone tutto il concerto, possiamo però dire che ci sono stati altri due momenti topici: l’esecuzione di “Little Blue Bird” prima, e di “Eos” come canzone posta a chiusura del concerto. La prima delle due è stata presentata in modo praticamente perfetto, tutti risultavano essere in sincronia e la canzone è riuscita a coinvolgere tutti con una facilità davvero disarmante. Su “Eos” invece c’è stato qualche problema e non da poco: la voce. Già nell’attacco iniziale il nostro Garm era arrivato leggermente in ritardo, per poi proseguire non in maniera ottimale, spesso mangiandosi le parole e non riuscendo a raggiungere certi picchi presenti nella versione su disco. “Rock Massif” purtroppo non ha reso come doveva, tutta la sua vena epica è stata pregiudicata dai fuori tempi e dalle imprecisioni del batterista. Infine, la nota peggiore, una imprecisata cover (eseguita anche nelle altre due date italiane, alcuni vociferano si tratto di una canzone originariamente composta dai The Troggs’) che invece di tenere alta l’attenzione del pubblico, non ha fatto altro che inorridirlo per quanto fosse banale, inutile e soprattutto fuori contesto in una location del genere.
Concludendo si può dire che sia stato un buonissimo concerto, con alti e bassi, in cui si è riusciti a godere delle varie fasi della
carriera musicale degli Ulver attraverso una selezione di brani che ha percorso trasversalmente gran parte della loro discografia, anche se
la scaletta proposta nei primissimi live (Teatro Rasi, per intenderci) rimane una spanna sopra. Gli errori, alcuni davvero irritanti, potevano essere evitati, ma forse si può chiudere un occhio perché il gruppo si trova in tour già da parecchio tempo, senza aver la possibilità di provare e perfezionare la resa dei pezzi sul palco. Ed è per questo che, speriamo, gli Ulver prenderanno una pausa dall’attività on stage per ritornare senza alcuna fretta a calcare i palchi nella maniera più ottimale e coinvolgente possibile.
Setlist:
1. February MMX;
2. Norwegian Gothic;
3. England;
4. September IV;
5. Lost in Moments;
6. Porn Piece or the Scar of Cold Kisses (Piece Two);
7. Island;
8. Darling Didn’t we Kill You?
Encore:
9. For the Love of God;
10. Little Blue Bird;
11. Rock Massif;
12. The Troggs’ cover
Encore 2:
13. Eos