(Napalm Records, 2012)
1. The Devil Is Calling My Name
2. Sorrow Is Horror
3. Doom Pervades My Nightmares
4. The Forerunner of the Apocalypse
5. Death Bells
6. Trist
7. A Winter Cold
8. Beldam. 1450
9. Silence
L’Austria non è certo una terra rinomata per il metal estremo, probabilmente l’unico nome che è riuscito a “sfondare” e a riscuotere un buon successo in tutto il globo sono stati i Belphegor.
Nonostante ciò, ci sono altre realtà che sono riuscite a raggiungere un buon livello e che da anni continuano a proporre sul mercato le loro produzioni: Gli Hellsaw rientrano a pieno titolo in questa categoria. Attivi dal 2001, si sono sempre dimostrati una band piuttosto prolifica e con le idee ben chiare sul proprio stile. La proposta musicale, infatti, è un solido black metal di chiara matrice norvegese, che mescola la furia tagliente e blasfema con atmosfere cupe, fredde e a tratti quasi malinconiche.
Nel febbraio di quest’anno, tramite Napalm Records, hanno rilasciato il loro quarto lavoro Trist. La prima cosa che si nota durante l’ascolto è un deciso miglioramento nella qualità di registrazione e nell’attenzione ai particolari, il disco gode di un suono potente e preciso che mette in risalto il buon operato dei due chitarristi e lo screaming acido e straziante del singer Aries; secondariamente l’attenzione viene catturata dall’atmosfera di “solennità” e “oscurità” che permea tutte le nove tracce del platter. Anche in questo c’è stato un buon passo avanti rispetto ai lavori precedenti, l’intero disco infatti è permeato da un’aura mistica che rende più appassionante l’ascolto e dona quel tocco in più, che facilita il coinvolgimento dell’ascoltatore. I brani più lenti risultano essere quelli più riusciti, dato che permettono una resa maggiore degli elementi citati poc’anzi e mettono in luce i punti di forza della band.
Purtroppo ci sono anche delle note negative: il songwrting non convince ancora del tutto e necessiterebbe di piccoli accorgimenti per poter raggiungere un livello soddisfacente al 100%, inoltre si denota una generale “dipendenza” dai nomi più blasonati della scena black norvegese, quasi tutti i brani hanno un che di derivativo e difficilmente riescono a lasciare pienamente il segno.
Tutto sommato Trist è un disco piuttosto valido che non deluderà i ferventi appassionati della “fiamma nera”, però i cinque austriaci dovranno impegnarsi ancora lavorando con costanza e alacrità per poter riuscire a far quel salto di qualità necessario a raggiungere un buon livello di visibilità e fama tra il pubblico.
7.0