Nel giorno in cui mezza Bologna (e oltre) è pronta ad esaltare le gesta di un improbabile ex emokid diventato in men che non si dica un occhialuto idolo della dubstep, ci dirigiamo in solitudine verso il Locomotiv Club, dove troviamo un buon numero di persone convenute per partecipare a quel rito collettivo che da anni porta il nome di Om. Non è passato molto tempo dall’ultima calata italica del mitico Al Cisneros con la sua famosa creatura post-Sleep (no, per fortuna non è ancora un nuovo genere musicale) e, sebbene fossimo presenti anche allora alla data ravennate, non abbiamo potuto resistere alla tentazione di rivedere gli Om, anche perché il Locomotiv è semplicissimo da raggiungere coi mezzi pubblici (ma al ritorno abbiamo preferito fare due passi in più, piuttosto che salire su un autobus 25 straripante di ragazzini invasati per il concerto del cadaverico dub-figuro di cui sopra…). Al nostro ingresso nel locale, siamo subito accolti da un’atmosfera piuttosto “rituale”…
Om + Trees Of Mint
Locomotiv Club, Bologna
22 / 04 / 2012
TREES OF MINT
C’è già un buon numero di persone nel locale quando, in fila alla cassa, sentiamo cominciare lo show dell’unico supporting act della serata: si tratta di Trees of Mint, progetto solista di Francesco Serra nato alla fine degli anni novanta sulla base di pochi ingredienti (chitarra, voce, batteria) ed evolutosi in una musica ancora più minimale, ma decisamente affascinante. Tutto lo show si basa sulle potenzialità espressive di una sola chitarra elettrica, ovviamente con l’aiuto dei più svariati effetti, e un abbondante uso del loop. Non è la prima volta che vediamo simili performance (la prima che ci viene in mente è Lichens, proprio di spalla agli Om nello scorso tour), ma il progetto di Serra si fa notare per un piacevolissimo gusto melodico. Non si tratta di semplice ambient derivato dalla sovrapposizione di suoni diversi: la loop-machine crea solo un tappeto di base su cui si sviluppano intrecci apparentemente semplici ma emotivamente molto coinvolgenti, e dopo una prima fase di “studio” ci ritroviamo a dondolarci piacevolmente cullati dalla musica di Trees of Mint. Una bella sorpresa.
OM
Dopo un cambio palco record di pochissimi minuti, è già arrivato il momento del piatto forte della serata. E’ sempre un piacere vedere Al Cisneros all’opera, e negli ultimi tempi abbiamo avuto la fortuna di gustarcelo in più vesti (coi mitici Shrinebuilder, ovvero Wino, Scott Kelly, Dale Crover e appunto Cisneros, e con gli stessi Om). E’ cosa da tempo nota che lo storico compagno di viaggio Chris Haakius non faccia più parte dello storico duo; ci sorprende un po’ invece trovare Robert Lowe prima davanti al locale al nostro arrivo, e poi sul palco insieme a Cisneros ed Emil Amos, a completare quello che ormai è un trio, portandoci alla conclusione che la sua presenza sul palco nell’ultimo tour non fosse solo un’ospitata dovuta alla sua presenza come supporter (col suo succitato progetto Lichens). La più importante novità dello show è proprio questa: Lowe interviene con costanza nei brani, con chitarra e tastiera oltre che con il solo apparentemente inutile tamburello, senza però che questo intacchi lo spirito dei brani, anzi! Per il resto, non c’è molto da segnalare: basta un brano agli Om per far partire il suggestivo rito ancestrale della comunione delle anime, officiato dal sempre incredibile Cisneros, che, curvo sul suo basso, con le sue goffe movenze dondolanti e le sue spalle saltellanti è capace di catalizzare l’attenzione di tutti sulla sua figura e sulla sua voce mistica, fermandosi solo per ricordare l’imminente uscita del nuovo album, per annunciare un loro ritorno a settembre e per invitare qualsiasi possessore di weed a contattarlo dopo il concerto. Oltre a queste poche parole gli Om si concedono pochissime silenziose pause, e suonano con trasporto pescando da quasi tutti gli album, arrivando all’apice del concerto con una “Cremation Ghat” da brividi, che spiega a tutti, nel caso ci fosse bisogno, il significato del loro nome. Un’ora di concerto, nessun bis, applausi calorosi di sentito ringraziamento, e poi tutti a casa, con una voglia ancora maggiore di rivedere presto il buon Al, che tra un mese sarà di nuovo in Italia con i vecchi terribili compagni Chris Haakius e Matt Pike, per la tanto pubblicizzata reunion degli Sleep: noi non mancheremo. Intanto, la messa è finita. Andate in pace.