(Willowtip Records, 2012)
1. Assertion to Demean
2. Contradiction
3. Submission Hold
4. Plagued by the System
5. Dementia Having Overdose
6. Got the Fear
7. Infraction of Pride
8. Resolution
9. Let It Go
10. Deaden to Believe
11. Vengeance Will Be Mine
12. No Sympathy for the Weak
13. Freedom Isn’t Free
14. Atrocious Atrocity
15. Filthy Fucking Punks
16. Constrain Relations
17. Resuscitate
18. Inaction
Ventidue anni di attività non sono pochi, soprattutto quando si suona musica estrema. I Phobia si sono formati nel 1990, in California, e sin dall’esordio hanno sempre dimostrato di che pasta sono fatti. I loro intenti fin da allora erano ben chiari, sputare il proprio odio e la propria rabbia addosso all’incauto ascoltatore utilizzando, come mezzo, un grindcore puro, violentissimo e senza fronzoli.
Remnants of Filth è il sesto album in studio del combo californiano, anche se tra un full-length e l’altro hanno spesso pubblicato svariati split ed EP. Iniziando l’ascolto di questo platter capiamo subito che la proposta musicale non è cambiata di una virgola rispetto al passato: le prime tracce sono schegge impazzite di grind scatenato e belligerante, in pochi secondi alzano il livello di adrenalina e catapultano l’ascoltatore in un abisso di pura violenza incontrollata. La compattezza dei brani unita all’incalzante velocità d’esecuzione danno vita a un mix esplosivo di facile assimilazione, inoltre la presenza di brani come “Resolution”, caratterizzati da stop’n’go fulminanti e gang vocals da delirio alcoolico, si trasformeranno sicuramente in distruttivi cavalli di battaglia per le esibizioni live.
Terminato l’ascolto di quest’ultima fatica dei Phobia non possiamo far a meno di notare una certa linearità che, volendo usare un eufemismo, si tratta di una “deformazione” del genere. Fortunatamente non ci capiterà mai di incappare in tracce uguali fra loro e qui entra in gioco il buon songwriting della band, che dimostra di possedere buone capacità compositive e mette in mostra tutta l’esperienza accumulata in questi anni . Questa sorta di “tsunami sonoro” non supera la durata di 20 minuti complessivi, scelta che trovo piuttosto azzeccata dato che permette di assaporare pienamente tutto il contenuto di Remnants of Filth senza incappare in cali di ispirazione o canzoni-filler, soluzione spesso usata e abusata per allungare il minutaggio degli album.
Tirando le somme, possiamo ritenerci soddisfatti. Il disco in questione ha tutte la carte in regola per sollazzare gli amanti del grind e, in generale, della musica estrema, colpendo con la forza di una maglio da guerra e la precisione chirurgica di un bisturi. Impossibile rimanere indifferenti innanzi a un tale dispiego di rabbia e energia allo stato primordiale.
7.0