(Hells Headbangers Records, 2015)
1. Black Mass Warfare
2. The Brimstone Nucleus
3. Evil Proclaimed
4. Ashes of a Demonic Legacy
5. Invoker of the Four Winds
6. The Devil’s Pandemonium
7. Indomitable Master
8. Re-Birth of the Arch Nemesis
Avevamo utilizzato il termine “war metal” parlando dell’ultimo disco degli Archgoat, ed è proprio di questo sotto-filone che fanno parte anche gli australiani Abominator, band formatasi nel 1994 e da sempre strettamente legata a questo tipo di musica che potremmo definire “underground all’interno dell’underground”.
Evil Proclaimed fa capolino dalle tenebre infernali in questo primo trimestre del 2015 a ben nove anni dal precedente The Eternal Conflagration, un lungo periodo durante il quale i nostri hanno avuto tutto il tempo di creare e perfezionare il nuovo materiale. Stilisticamente non ci sono stati grandi cambiamenti rispetto al passato, senonché possiamo denotare con piacere una produzione qualitativamente migliore ed un sound maggiormente incisivo, entrambe caratteristiche vitali per creare un opera valida e longeva. La prima traccia “Black Mass Warfare” è un inno alla distruzione, caratterizzata da un incedere incalzante all’interno del quale le anime death e black della band coesistono armoniosamente, anche se il taglio e la struttura di certi riff e pattern di batteria risulta sicuramente più vicina al death metal dei maestri Angelcorpse. Gli australiani non danno tregua e continuano a pestare duro fino alla title-track, che ci accoglie con una serie di stop ‘n’ go al fulmicotone prima che venga dato maggior spazio ai tempi medi, per arrivare ad un rabbioso guitar solo al limite dello schizofrenico. Molto interessante risulta essere “The Devil’s Pandemonium”, un brano rapido e feroce caratterizzato da riff taglienti che si inseguono in una cavalcata distruttiva e dissacrante, imbastardita da alcune incursioni in territorio old-school thrash metal. Per finire, tutto l’odio e la violenza insiti negli Abominator vengono incanalati nella conclusiva “Re-Birth of the Arch Nemesis”, che si affida ad un inizio lento e cadenzato il quale via via crescerà d’intensità fino ad esplodere in un assalto frontale veloce e tritaossa; si tratta indubbiamente del pezzo più lungo e completo dell’intero lotto, all’interno del quale non si disdegna l’utilizzo di alcuni azzeccati assoli di chitarra e mitraglianti scariche di rullante, fino a quando, da metà brano in poi, un’atmosfera oscura prenderà il sopravvento riportando alla mente i succitati Archgoat.
Sebbene l’Australia porti quasi inconsciamente a pensare a sterminati e bellissimi paesaggi naturali, magnifiche spiagge e scenari fiabeschi, tra i quali si è sviluppata una fortissima e sempre più celebrata scena metalcore/deathcore, non bisogna sottovalutare quel seppur ridotto ma decisamente attivo sottobosco extreme metal del quale gli Abominator fanno orgogliosamente parte e che ha dato i natali a nomi tanto tenebrosi quanto famosi quali Portal e Destroyer 666.
7.5