(Blast Head Records, 2013)
01. A Betrayer from Thrace
02. Sanguine Pluit In Arena
03. The Endless Runaway
04. Crixius Flags of Dishonor
05. Duelling the Shadow of Spartacus
06. Mars Unpredictable Favour
07. Decimate the Coward
08. Six Thousands Crosses
09. Divinitus Victor
10. For Everything To Be The Same…
Da quando i Nile hanno definitivamente sfondato e sono diventati una solida realtà di riferimento nel panorama death metal, un discreto numero di band death e black metal ha iniziato a inserire nella propria proposta musicale alcune melodie ed innesti specifici provenienti dall’immaginario legato a gloriose civiltà antiche come gli Egiziani, i Greci o i Maya. Tali esperimenti non sempre sono andati a buon fine, ma più di una volta si sono dimostrati parecchio efficaci e capaci di donare una nuova epicità e personalità al metal estremo senza snaturarne l’indole violenta e la pesantezza.
Correva l’anno 2007 quando i romani Ade presero forma, dando vita ad una death metal band che tributava, tramite i testi e con la musica stessa, gli antichi fasti e i costumi dell’ Impero Romano. Chi meglio di un gruppo di ragazzi italiani provenienti da Roma stessa poteva render giustizia a un progetto simile? Iniziando l’ascolto di Spartacus, secondo full-length pubblicato dalla Blast Head Records, ci troviamo a fare i conti con una sapiente commistione di epicità e violenza belluina: i Nostri infatti riescono a rievocare con una discreta facilità sia melodie pacate e sognanti che veri e propri inni di guerra degni delle battaglie più cruente combattute delle inarrestabili legioni dell’Impero Romano. Come suggerisce chiaramente il titolo del disco, la seconda fatica degli Ade narra le avventure e le prodezze del trace più famoso della storia antica, ovvero Spartacus, lo schiavo-gladiatore che osò ribellarsi a suoi padroni e che guidò una tremenda rivolta contro Roma. La prima traccia “Betrayer From Thrace” si apre con una melodia “antica” fatta di flauti e cetre, per poi divampare in una serie di riff veloci e tecnici che ricordano i Decapitated di Organic Hallucinosis, mitragliando raffiche di blast-beats e inanellando una serie di rapidi cambi di tempo repentini ma azzeccati; si prosegue con la più classica “Sanguine Pluit In Arena”, brano piuttosto compatto e veloce con alcuni richiami ai Behemoth, impreziosito da un break centrale nel quale si innestano ritornelli altamente epici uniti alle note soavi di alcuni strumenti antichi. Incontreremo poi “The Endless Runaway”, che attacca con un’intro melodica in cui una voce femminile sognante accompagna l’ascoltatore in un crescendo sonoro che a breve lo catapulterà in mezzo a un riffing vorticoso e dinamico nel quale fanno capolino alcuni stentorei cori d’oltretomba. Dopo le prime tre tracce si può già tracciare un identikit della band, una formazione dal grande carattere che è riuscita a dar vita a dieci brani di death metal rabbioso e piuttosto tecnico, riuscendo a mostrare in maniera efficace le proprie diverse facce passando da un sound epico ed evocativo ad uno grezzo e graffiante. Se aggiungiamo a questi aspetti il drumming variegato e trita-ossa del “colosso” George Kollias, otteniamo un risultato appagante e dalla longevità assicurata. Per concludere rapidamente l’analisi della tracklist vale la pena segnalare la doppietta formata da “Mars Unpredictable Favour” e “Decimate the Coward”, i due brani più veloci e violenti del platter, dei veri manifesti di death metal monolitico e d’impatto visto nella sua forma più guerresca, ma anche “Six Thousands Crosses”, il pezzo più epico ed evocativo, e “Duelling the Shadow of Spartacus”, dotato di un appeal moderno e groovy che mieterà vittime in sede live. Nei suoi quarantadue minuti di durata Spartacus riesce a mantenere sempre alta l’attenzione dell’ascoltatore, senza scadere mai nel ripetitivo. Se si aggiunge a questo il carisma dei testi, arricchiti da inserti in Latino, risulta impossibile non rimanere soddisfatti da quest’opera.
Tirando le somme possiamo tranquillamente esprimere un giudizio positivo sull’opera degli Ade, Spartacus è un disco che come il suo predecessore Prooemivm Sangvine riesce ad esprimere la propria forza d’impatto tramite un death metal dinamico e moderno, arricchito ed impreziosito dagli ampiamente citati inserti di musica antica in stile greco-romano. Si nota inoltre una maturazione a livello compositivo ed esecutivo da parte della band, e questo non può che far piacere. Consci delle grandi doti e dalle valide idee del quartetto romano, pensiamo che giunti a questo punto il prossimo futuro sarà senz’altro roseo per gli Ade.
7.5