(Sevared Records, 2011)
1. Brutalitarian Regime
2. Graveworld
3. Trapped, Terrified, Dead
4. Eternal Decay
5. Games of Humiliation
6. The Burning
7. Proliferated unto Hemophobia
8. Melena
9. Parnassian Cacoepy
10. Twisted Truth (Pestilence cover)
Quando si parla di Norvegia viene subito in mente il black metal glaciale e primordiale, ma non per questo dobbiamo dimenticare che, nella terra d’origine dei Mayhem, sono nate e vissute svariate realtà death metal, anche di buona qualità, e i Blood Red Throne sono proprio una di queste.
In attività dal 1998,si sono fatti largo nell’underground nordico a suon di gavetta e sudore della propria fronte fino ad approdare al primo full-lenght, pubblicato nel 2001 dall’olandese Hammerheart Records. Da allora hanno sfornato parecchi dischi di death metal puro e incontaminato di chiara matrice U.S.A. ma con alcuni innesti della scuola europea. L’album del quale parliamo in questa recensione è la loro ultima fatica Brutalitarian Regime, disco che li ha fatti approdare sotto l’ala protettrice della Sevared Records, etichetta da sempre specializzata nel death metal e affini.
Tuffandoci nell’ascolto di questo platter si capisce subito di avere per le mani un titolo solido che suona compatto e aggressivo sin dalla prime note della titletrack. Il riffing solidissimo unito a una buona sezione ritmica e un drumming incalzante costituiscono la colonna portante dell’opera che viene coadiuvata dal growling mai monotono del cantante Vlad. Continuando nell’ascolto si viene trasportati dalle note dei cinque norvegesi, che non sbagliano un colpo e portano avanti il loro verbo di brutalità e distruzione sonora fino “Twisted Truth”, traccia conclusiva nonché cover ben realizzata dei Pestilence .
Per tirare le somme possiamo tranquillamente dire che l’ultima fatica dei B.R.T. è un disco decisamente valido,il cui ascolto non potrà che appagare qualsiasi deathster che si rispetti. Va giustamente segnalato che il maggior punto di forza dell’album e della band in generale risulta anche essere il principale punto debole. Infatti tutti e sei i platter della loro discografia propongono un death metal 100% classico che ha del “già sentito” e non potrà mai passare alla ribalta per via dell’originalità, ma infondo è questo ciò che la band voleva proporre sin dalla fondazione, e la grande maestria di un chitarrista del calibro di Død coadiuvato da altri musicisti che militano nella scena estrema da tempi immemori hanno fatto sì che il risultato finale fosse comunque apprezzabile.
7.5