(Metal Blade Records, 2014)
1. High Velocity Impact Spatter
2. Sadistic Embodiment
3. Kill or Become
4. A Skeletal Domain
5. Headlong into Carnage
6. The Murderer’s Pact
7. Funeral Cremation
8. Icepick Lobotomy
9. Vector of Cruelty
10. Bloodstained Cement
11. Asphyxiate to Resuscitate
12. Hollowed Bodies
Non credo proprio sia necessario dilungarsi nella racconto della nascita e dell’onorata nonché longeva carriera dei Cannibal Corpse; in fondo se siete giunti fino al 2014 senza conoscerli non potete certo annoverarvi tra i fans del death metal. Dopo il valido Torture e due anni di lavorazione assidua i Nostri hanno rilasciato il tredicesimo disco in studio, intitolato A Skeletal Domain. Come sottolineato dall’artwork in copertina, il quintetto di Buffalo ha mantenuto intatto ed invariato il solito, rodatissimo trademark, scegliendo però di dare un taglio maggiormente old school e mefitico a quest’ultima pubblicazione.
Il brano d’apertura è “High Velocity Impact Spatter”, un titolo che di per sé è tutto un programma, ed infatti si tratta proprio di un pezzo piuttosto compatto e tirato, costituito da una struttura solida sorretta dal guitar working ormai consolidato delle due asce Rob Barrett e Pat O’Brien, up-tempo incalzanti e un rapido ed affilato assolo che funge da break centrale, prima di continuare con ritmiche violente ma anche orecchiabili allo stesso tempo. “Kill or Become” ricorda “Priest Of Sodom” di Evisceration Plague, un brano schietto e terremotante in cui il basso di Alex Webster fa la parte del leone dominando con pesantezza e precisione; la successiva title-track si affida ad una intro piuttosto cupa à la Incantation, virando poi verso ritmiche più dinamiche e riff granitci, pur continuando a mantenere velocità piuttosto elevate. “The Murderer’s Pact” seguita in questa alternanza di pesantezza tenebrosa e rabbia ferina, scatenando la furia dello storico drummer Paul Mazurkiewicz e puntando tutto sull’immediatezza, risultando così la tipica traccia tritatutto. Ottima e sempre all’insegna dell’efficace semplicità arriva “Icepick Lobotomy”, che alterna midtempos dal sapore death/thrash ad assaliti 100% U.S. death metal, un amalgama esplosiva che riuscirà a far rapidamente breccia nel cuore degli ascoltatori. La doppietta di chiusura formata da “Asphyxiate to Resuscitate” e “Hollowed Bodies” fila liscia, veloce ed incalzante pur senza esagerare, rimanendo comunque fortemente ancorata a quel sound che i Cannibal Corpse hanno plasmato ed affinato in tutti questi anni che qui sembra addirittura maggiormente preciso rispetto alle produzioni precedenti. Infine, ancora una volta bisogna applaudire le performances vocali del buon George “Corpsegrinder” Fisher, il suo timbro e il suo growling rimangono unici ed inimitabili, elementi che donano al platter quel valore aggiunto che ne esalta ogni singola fibra. Quando una band del calibro dei Cannibal Corpse decidono di rimettersi in gioco e migliorare il proprio approccio tecnico-compositivo i risultati non possono che essere positivi, e questo dovrebbe essere un monito ed allo stesso tempo una spinta per tutte quelle formazioni della vecchia guardia che pur continuando a produrre nuovo materiale paiono arenate in un limbo di mediocrità, e che continuano a guardare con nostalgia verso quei capolavori del passato che non sono stati più in grado di replicare.
Skeletal Domain incassa senza dubbio un bel giudizio positivo e si dimostra un’opera fresca e classica allo stesso tempo. I Cannibal Corpse avanzano imperterriti come un treno in corsa, incuranti del passare degli anni e riuscendo ancora a stupire e a tirar fuori qualcosa dal cilindro delle meraviglie. Non c’è altro da dire, uscite di casa ed affrettatevi ad accaparrarvene una copia.
7.5