Ore 16.30, aprono i battenti del Centro Musicale Melò e le prime band cominciano ad arrivare in loco: iniziano i preparativi per il Chromium Deathfest, festival che ogni anno si svolge a Crevalcore, in provincia di Bologna. I giorni precedenti la pioggia non ha dato tregua, fortunatamente nella giornata odierna un timido sole ha fatto la sua comparsa, garantendo un clima piuttosto tiepido e temperato.
CHROMIUM XXX: Pure Blasting Sickness
Centro Musicale Melò, Crevalcore (BO)
19 / 05 / 2012
UNKREATED
Tocca agli Unkreated aprire le danze del Chromium Deathfest: alle 18.30 danno fuoco alle polveri e iniziano con i loro trenta minuti di esibizione. Sin dai primi minuti d’ascolto ci si accorge che i suoni non sono ancora calibrati a dovere, la chitarra sovrasta pesantemente gli altri strumenti mentre il suono della batteria appare ovattato, soprattutto per quanto riguarda la grancassa. Sorvolando sulle difficoltà tecniche, possiamo tranquillamente affermare che gli Unkreated hanno tutte le carte in regola per far breccia nella già affollata scena del death metal italiano. I brani risultano immediati e potenti, raffiche di blast beats si alternano a parti più ragionate, il tutto basato su un riffing portante di matrice floridiana. La prova in se è stata più che discreta, peccato per i suoni confusi e per alcune incertezze in fase esecutiva che hanno minato in parte la resa finale.
BLASHKHYRT
I giovani ragazzi di Reggio Emilia salgono sul palco alle 19.10 circa. Una volta iniziata la loro esibizione, notiamo con grande sollievo che le imperfezioni che avevano afflitto la precedente performance sono state finalmente risolte; un inizio al fulmicotone quello dei Blashkhyrt, seguito da un cascata di riff aggressivi e veloci che si sono riversati come un fiume in piena sul pubblico che sta cominciando a “scaldarsi”. Le loro coordinate musicali si attestano come una via di mezzo tra la scuola death metal classica floridiana e quelle del brutal death tecnico di matrice nord-europea. Un’ottima prestazione la loro, di grande impatto e soprattutto di facile presa sul pubblico, grazie ad alcuni stop ‘n’ go e cambi di tempo decisamente catchy. Ottima in particolare la prova del vocalist, che ha dimostrato di saper passare da un growl caldo e avvolgente a uno screaming graffiante e potente, ma in complesso parliamo di un’ottima esibizione di grande livello da parte di tutti i componenti della band: nonostante la giovane età, i Blashkhyrt hanno dimostrato di possedere grande capacità, mettendo in mostra una buona preparazione tecnica, un’ ottima capacità di intrattenere il pubblico e un songwriting maturo e accattivante.
INDECENT EXCISION
Un rapido cambio palco di circa 15 minuti, poi tocca ai bolzanesi Indecent Excision dare il via alla loro esibizione. Le principali differenze tra loro e le band che li hanno preceduti sono due: la mancanza di un batterista in carne ed ossa e lo stile di death metal proposto. Questa volta ci troviamo di fronte a un brutal death metal ricco di innesti slam, grondante pura violenza e pesantezza distruttiva. Il growl gutturale, unito ai pig squeals del massiccio frontman, si sposa perfettamente con il riffing tritacarne di basso e chitarra lanciati sopra ad un tappeto di blast beats della drum-machine. Rallentamenti carichi di groove e passaggi più cadenzati scatenano il delirio totale tra il pubblico che mostra i primi accenni di mosh e uniti ad uno scapocciamento forsennato. Fino ad ora l’esibizione più coinvolgente della giornata.
UNBIRTH
I modenesi Unbirth sono stati afflitti da svariati cambi di line-up, quasi sempre dovuti a cause di forza maggiore, dalla formazione sino ai giorni nostri. Nonostante ciò, non hanno mai perso lo smalto, anzi, sono addirittura riusciti a crescere e migliorare costantemente il loro brutal death metal, costruito su una buona base tecnica e con le radici ben piantate nel death metal di vecchia scuola. Il loro show non ha superato la mezz’ora, però è stato parecchio intenso e coinvolgente, il pubblico è totalmente in delirio e segue con grande passione ed interesse l’esibizione dei ragazzi modenesi. Un susseguirsi di brani compatti, veloci ed incisivi, il cui nerbo è costituito dal riffing assassino partorito dalla coppia di asce Ottani-Wube, unito a un drumming preciso e potente. Notevole anche la performance del bassista Marcello Tavernari, un vero fuoriclasse, che ha saputo mettere in risalto le parti del quattro corde, decisamente fondamentali nei brani degli Unbirth.
CARNALITY
Terminata l’esibizione degli Unbirth, iniziano a prendere possesso del palco i romagnoli Carnality, combo dedito da un brutal death metal dalla tinte moderne. Terminati i settaggi di rito e un breve line-check, la band parte all’assalto del pubblico con un brano massiccio e potente, tratto dal loro primo full-length uscito l’anno passato. Sin dall’inizio i ragazzi appaiono in gran forma e pronti a scatenare un vero e proprio inferno sonoro: l’esibizione di quarantacinque minuti colpisce per la ferocia e la precisione d’esecuzione. I brani colpiscono duro come mazze ferrate e creano un’atmosfera infuocata che tiene alta l’attenzione e la voglia di scatenarsi. Per quanto riguarda le lodi, va sicuramente sottolineata l’ottima prova vocale del cantante Luca “Dave” Scarlatti, capace di passare con disinvoltura da un growl caldo e potente a uno screaming ferale e di stampo thrash-hardcore. Venendo, invece, ai punti deboli, bisogna segnalare un drumming un po’ ostico da assimilare, per via di alcuni cambi di tempo impegnativi e qualche passaggio un po’ arzigogolato. In complesso una buona prova dal vivo, e una promessa di un futuro in rapida ascesa.
HATEFUL
E’ da poco scoccata la mezzanotte, quando gli Hateful salgono sul palco e iniziano a sistemare la propria strumentazione. Dopo un rapido line-check di circa una decina di minuti, il frontman Daniele Lupidi afferra il microfono e, dopo una breve introduzione alla band, attacca con il primo brano della scaletta. La sala è nuovamente gremita di gente, gli incitamenti e le grida di apprezzamento non tardano a farsi sentire. I reggiani suonano un death metal classico e decisamente schietto, figlio della scuola americana degli anni ‘90 con un occhio che guarda verso il panorama swedish-death, i brani sono compatti, veloci ed incalzanti. La resa dei tre componenti della band è perfetta, il mix di cattiveria, grinta e tecnica che mettono in ogni brano infiamma il pubblico e fa scuotere teste a più non posso. Un’esibizione di circa quaranta minuti quella del combo reggiano, molto precisa ed efficace; al termine dell’ultimo brano, gli applausi piovono a dirotto sugli Hateful, a trasmettere tutto il calore e l’apprezzamento di un pubblico decisamente soddisfatto dalla performance appena vista. Forti di una formazione ben rodata e di una grande esperienza live, gli Hateful si dimostrano padroni indiscussi del palco e una delle migliori band della serata.
VULVECTOMY
Giunge, finalmente, l’attesissimo momento degli headliner. Ora la sala è completamente piena, e il pubblico acclama con impazienza il nome degli slam-deathsters più famosi d’Italia. Durante l’esibizione vengono proposti svariati brani presi dal secondo disco Post-Abortion Slut Fuck e alcuni dal primo Putrescent Clitoral Fermentation; i riff pachidermici e carichi di groove elargiti dalla coppia Giorgio Cavaliere al basso e Mario di Giambattista alla chitarra scatenano il delirio più totale tra il pubblico, il moshpit che si viene a generare dopo i primi due brani è a dir poco devastante, L’intera sala si trasforma in un turbine di gente che salta e vola da tutte le parti. L’ottimo singer Diego Fanelli conferma le buone impressioni avute ascoltando i due full-length, inoltre il fatto di introdurre la maggior parte dei brani con simpatici siparietti incontra l’approvazione del pubblico e dà vita a un clima di sana ilarità. Peccato per la drum machine, che rende le parti di batteria un po’ piatte e impersonali, comunque sia la resa finale non viene minimamente indebolita da ciò. Al termine dello show i Vulectomy salutano calorosamente il pubblico che, esausto e soddisfatto, ricambia con ovazioni e un lungo applauso.
Se dal punto di vista prettamente strumentale il podio della serata spetta agli Hateful, sono i Vulvectomy ad aggiudicarsi il primo posto per quanto riguarda l’impatto sul pubblico e il coinvolgimento della folla. Tirando le somme, possiamo ritenerci tutti molto soddisfatti, sia il pubblico che le band sono rimasti soddisfatti e probabilmente quasi tutti avranno portato a casa un ricordo positivo di questo deathfest.