(Good fight Music, 2014)
1 The Source
2 Language I: Intuition
3 Language II: Conspire
4 Integration
5 Thrive
6 Primordial Sound
7 Arise
8 Ebb & Flow
9 The parable
I Contorsionist, per i lettori che non seguono la scena, sono una band progressive metal/djent che incorpora diverse influenze all’interno del proprio stile, differenziandosi da molte delle band comunemente associate al termine “djent”. Oggi siamo qui per esaminare la loro ultima creatura, Language.
La mia primissima impressione, quando ho iniziato ad ascoltare il disco è stata: “Ma sto ascoltando l’ultimo dei Contortionist o l’ultimo dei Cynic?” Inutile girarci intorno: alcune parti del disco ricordano in maniera terrificante l’ultimo lavoro di Masvidal e soci, ma se vi aspettate che il growl sia sparito del tutto, vi sbagliate di grosso. Basta attendere l’inizio della seconda parte della title track per capire che i Contorsionist fanno sul serio, e che quando vogliono sanno distribuire mazzate a profusione. Nonostante una certa presenza di violenza sonora, il perno fondamentale del disco rimane comunque la melodia, palesata in passaggi eterei, chitarre pulite e delle clean vocals spettacolari: Michael Lessard è dotato di un’ottima estensione vocale e di una sorprendente versatilità. Assai ammirevole è anche il guitar work, che si presenta come uno dei punti di forza del disco. Le ritmiche di matrice prettamente djent sono ancora presenti, ma in maniera estremamente ridotta. Di pregevolissima caratura sono anche gli assoli, che mi hanno ricordato più di una volta i passaggi migliori degli Scale The Summit. Altra nota estremamente positiva riguardo al disco è la produzione, che ho trovato decisamente meno finta e plasticosa rispetto a molti altri lavori dello stesso genere.
L’album scorre in maniera estremamente fluida, ma mi permetto di sottolineare la qualità della title track (divisa in due parti), che si innalza in maniera decisa rispetto al resto del platter. Adesso arriviamo però, purtroppo, ai difetti del disco che, per quanto risibili rispetto ai grandi pregi del suddetto, vanno segnalati per dovere di cronaca. Prima di tutto, l’originalità: sono innumerevoli i richiami ai già citati Cynic, agli Animals As Leaders o agli Intronaut. Purtroppo questo penalizza non poco il platter: se i Contortionist avessero osato spingersi oltre, oggi potremmo parlare di capolavoro. Altro grande difetto del disco è la durata, che io ho trovato un filino eccessiva rispetto ai contenuti proposti.
In conclusione, possiamo dire che i Contortionist si stanno avvicinando alla tanto agognata maturità artistica. Language è considerabile un deciso passo avanti, ma ancora ne manca di strada da fare prima di poter parlare di capolavoro.
7.5