(Comatose Music, 2012)
Blood Ties
Body Colonizers
Soiled
Set into Stone
Controlled Elite
Immorally Reborn
His Burden
Root of Evil
None Shall Remain
Man vs Man
Mi pare doveroso spendere qualche parola in più per introdurre questa band. Formatisi nel 1995, i Dehumanized si sono dedicati fin dagli esordi ad un death metal di matrice floridiana con il chiaro intento di seguire il fiorente filone musicale che era esploso in quegli anni, partendo dalla leggendaria Tampa Bay. Nel 1998 pubblicarono il full-length di esordio Prophecies Foretold, un disco decisamente valido e solido che affondava le proprie radici nei dettami della scena death made in U.S.A. Dopo quella pubblicazione la band si è sciolta e poi riformata per ben tre volte prima di tornare definitivamente in pianta stabile nel 2010; a causa di questi continui sconvolgimenti sono rimasti inattivi per tantissimo tempo ma ora, sul finire del 2012, eccoli arrivare con un nuovo album che par volersi affermare come una delle migliori uscite dell’anno.
Controlled Elite è l’ultima fatica del combo newyorchese che, a ben quattordici anni di distanza dalla prima pubblicazione, intende riportare in auge il nome della band. Gli undici brani che compongono l’album trasudano violenza e groove da tutti i pori, promettendo tanta sana furia distruttiva e moshpit non-stop in sede live. La forza di questo disco sta nella sua semplicità e nell’immediatezza, i Nostri infatti hanno costruito sapientemente una serie di tracce che poggiano su riff quadrati, incursioni di basso decisamente massicce e un drumming poderoso e martellante che riporta alla mente i Dying Fetus e, a tratti, i Devourment. Praticamente tutti i brani di Controlled Elite risultano scorrevoli e “magnetici” ed è quasi impossibile rimanere indifferenti davanti a un tale dispiego di forza sonora, una vera e propria onda d’urto volta a rapire l’animo dell’ascoltatore e portarlo verso l’annichilimento totale. Il comparto tecnico è ben curato ma, come detto in precedenza, ridotto all’osso per non compromettere l’immediatezza dei brani; nonostante questa scelta ciò che viene proposto dai Dehumanized non risulta mai scontato o derivativo e questo è senz’altro un aspetto da non sottovalutare. Dando una rapida occhiata alla tracklist si nota che il minutaggio dei singoli brani difficilmente supera i due minuti e mezzo, fatta eccezione per l’ultimo brano della durata di sette minuti e mezzo all’interno del quale si cela una classica “bonus track” dopo una parte centrale di totale silenzio. “Bloodties” e “Body Colonizers” partono subito in quarta e attaccano frontalmente l’ascoltatore con un muro sonoro travolgente e una sana attitudine “ignorante” capace di generare un hype elevatissimo. Ogni pezzo successivo si mantiene su ottimi livelli, anche se la title track e “Root of Evil” riescono a risaltare maggiormente per l’approccio diretto e alcuni azzeccatissimi rallentamenti “slam” che inducono ad un headbanging scatenato. Forti di questi break riuscitissimi e della giusta dose di riff spezza-collo i cinque newyorchesi sono riusciti a ricreare la quint’essenza del death metal.
Al giorno d’oggi non ci si aspettano più delle grandi soprese dal mondo del death metal e, in generale, chi vuol provare ad emergere dalla massa punta tutto sulla tecnica, sui modernisimi o sulle sperimentazioni più strampalate. I Dehumanized, che invece dimostrano un’attitudine sana alimentata da una strabordante passione e voglia di fare, ottengono tranquillamente gli stessi risultati, se non addirittura migliori! Ci auguriamo che d’ora in avanti la band riesca a mantenere stabile la line-up e che presto ci delizi con una nuova pubblicazione.
8.0