(Comatose Music, 2014)
1. Eucharistic Savagery
2. Crown of Entrails
3. Disfigured Embodiment
4. Unfathomed Evisceration
5. Entombment of Mutilated Angels
6. Perished Through Atonement
7. Desecrate the Crucifix
8. Apostolic Dismembering
9. Devouring the Consecrated
Nati nel 2012 per volontà del poliedrico Mario di Giambattista (Vulvectomy, Coprophiliac) e di David Cetorelli (Coprophiliac), in seguito sostituito da Damiano Bracci, i Devangelic si sono dimostrati subito una realtà solida e con l’idea ben chiara in testa di dar vita ad un act brutal-death metal di scuola americana, utilizzando come punto focale la pesantezza e la violenza del genere fusa con la più incontrastata furia iconoclasta. Una volta unitisi alla squadra il cantante Paolo Chiti (voce nei Putridity) e Alessandro Santilli (Indecent Excision)dietro le pelli, i nostri si sono subito rimboccati le maniche e dopo soli due anni ed un EP hanno dato alle stampe il primo full-length.
Come ampiamente immaginabile dando un’occhiata alla line-up, all’artwork e ai titoli delle canzoni di Resurrection Denied , ci troviamo a fare i conti con del brutal-death metal massiccio e muscoloso, atto a colpire duro fino a far sanguinare i padiglioni auricolari dell’ascoltatore. “Eucharistic Savagery” parte in quarta scatenando terremotanti blast-beats, uniti ad un riffing monolitico e vigoroso in stile Suffocation corroborati con un pizzico di Gorgasm; sulla stessa linea prosegue “Crown of Entrails”, nella quale fanno la loro comparsa alcuni break distruttivi e stop ‘n’ go al fulmicotone. Con “Entombment of Mutilated Angels” i nostri raggiungono velocità d’esecuzione pericolose: chitarra e basso fraseggiano con riff serrati ed incalzanti e la batteria si destreggia fra roboanti cambi di tempo e pattern più massicci e martellanti, mentre nella conclusiva “Devouring the Consecrated” si notano alcuni rallentamenti spezzacollo di matrice slam che si sposano alla perfezione con la pesantezza del brano. Se innovazione e varietà non sono certo i punti forti del quartetto, ci pensano il growl cavernoso e avvolgente del vocalist assieme ad un poderoso wall of sound granitico ed annichilente a mantenere alti gli standard di quest’opera. Nella sua totalità Resurrection Denied risulta convincente e ben realizzato, complice il buon bagaglio tecnico di cui i Nostri sono dotati, e riesce a portare altra acqua al mulino del metal estremo made in Italy.
I Devangelic si sono dimostrati preparati e competitivi sin dall’esordio, e con il primo album da studio sono riusciti ad accattivarsi le simpatie di tutti gli amanti del death metal nella sua forma più brutale, sia in madrepatria che all’estero: ora non resta che aspettarli al prossimo appuntamento, augurandoci magari una maggior dinamicità nei brani, per debellare quel senso di “già sentito” che a volte tende a far capolino.
7.0