(Relapse Records, 2013)
01. Coins Upon the Eyes
02. The Shape of Deaths to Come
03. Necrocracy
04. Dysmorphic
05. Sickened
06. (So Passes) The Glory of Death
07. Ravening
08. Carrion Call
09. The Rotting
Dopo il riuscitissimo All Guts No Glory, ecco tornare in forma smagliante i “masters of gore” Exhumed. Da sempre ritenuti i fratelli minori dei Carcass, il quartetto californiano ha dimostrato, dal 1990 ad oggi, di non essere affatto inferiore alla propria fonte d’ispirazione, producendo materiale di grande qualità, pur incontrando inizialmente qualche difficoltà ad emergere dall’underground extreme.
Necrocracy è un disco che stupisce e colpisce l’ascoltatore sin dalle prime note di “Coins Upon the Eyes”, un brano che esplode immediatamente in un furioso assalto frontale, accompagnato da una batteria martellante e tiratissima che funge da locomotiva trainante per una serie di riff tipicamente carcassiani in un tripudio di death/grind belluino e feroce. Segue “The Shape of Deaths to Come”, caratterizzata da riff vorticosi e un rapido fraseggio chitarra-basso, in un crescendo di violenza e velocità d’esecuzione; con la title track si riprende un po’ fiato cavalcando ad un ritmo mid-tempo old school, costruito su riffoni di matrice death/thrash ed alcuni guitar-solos ficcanti e di facile memorizzazione. Necrocracy è un album completo in tutte le sue sfumature e mette in risalto la perfetta alchimia che si viene a creare quando il death metal sposa il grindcore più becero e sguaiato: con l’aggiunta di alcune influenze thrash metal di vecchia scuola, il risultato non può che essere un mix esplosivo ed altamente coinvolgente che nelle mani giuste, in questo caso quelle rozze e sanguinolente degli Exhumed, può dare grandissime soddisfazioni. Il resto del disco si dipana attraverso le varie forme del death/grind, a volte propendendo più per il lato death metal, come in “Dysmorphic”, che ricorda i bei momenti di Slaughtercult, e “Ravening”, una sorta di “Heartwork” rivista in chiave più violente e malevola, mentre altre volte si spinge più verso territori grind, come in “Sickened”, brano più intenso del lotto, caratterizzato da velocità folli e riff tritaossa, o la closing-track “The Rotting”, che si ricongiunge allo stile dei loro “cugini” Impaled.
Gli Exhumed non sono semplici mestieranti del metal estremo, bensì maestri indiscussi del death/grind, animati da grande passione e dotati di un bagaglio di esperienza e tecnica non indifferente; con Necrocracy sono riusciti a dare alle stampe un disco completo e poliedrico, che pesca da tutti i classicismi della scena estrema anni ’90 andando però a rimaneggiarli sapientemente con una formula altamente personalizzata. Grazie anche ad un songwrting maturo e coerente, il risultato è semplicemente strabiliante. In attesa della nuova creatura dei riformati Carcass, sono loro a detenere saldamente il primo posto sul podio del “gore metal”.
8.0