(Nuclear Blast, 2013)
1. Fire
2. If I Was God – I’d Burn It All
3. Like Animals
4. Kill the Elite
5. Under Lawless Skies
6. Dead & Buried
7. The Darkest Days of Slumber
8. Real Blood – Real Scars
9. The Promise
10. Empire of Dirt
11. Elevate
I Kataklysm sono, molto probabilmente, una delle realtà estreme più produttive ed attive del Canada: la creatura del corpulento Maurizio Iacono è giunta infatti al prestigioso traguardo dell’undicesimo disco da studio. Dopo il non troppo convincente Heaven’s Venom la schiera di fans e di haters non vedeva l’ora di scatenare il proprio giudizio su quest’ultima fatica, ora a noi l’arduo compito di valutarne la reale consistenza.
Waiting For The End To Come fa la sua uscita in un’annata di fortissima concorrenza per quanto riguarda il death metal, e in più compare in un momento di forte ostilità verso il combo del Quebec, malcontento dovuto ad un evidente calo qualitativo e d’ispirazione palesato nelle ultime uscite; con il nuovo arrivato Iacono e soci hanno voluto dimostrare di non essere giunti al capolinea e che la “Canadian Hyperblast Machine” ha ancora qualcosa da dire. Forte di una produzione corposa ed altamente curata, Waiting For The End To Come appare come un album solido caratterizzato da un ritorno a certe sonorità più tipicamente U.S. death metal, senza tralasciare la svolta melodica intrapresa da In The Arms Of Devastations in poi. “Fire” ha tutte le carte in regola per essere un ottimo brano d’apertura, inizia con un incedere lento dal sapore black metal per poi sfociare in un rabbioso assalto frontale che si stabilizza su adrenalinici riffs ed alte velocità d’esecuzione ricordando i Deicide del peridodo Scars Of The Crucifix; segue “If I Was God – I’d Burn It All”, classico brano à la Kataklysm che pesta duro senza trascurare il lato melodico; con “Kill the Elite” emerge la seconda personalità della band, che sciorina una serie di riff dinamici ed ariosi, allentando la tensione dei primi brani e spostandosi su lidi più pacati ed evocativi. Ottima la sesta traccia “Dead & Buried”, potente ed accattivante, costruita su un riffing roccioso e ficcante, spezzato poi da un refrain melodico di facile memorizzazione: farà faville in sede live. Passata la prima metà del disco il livello qualitativo inizia a calare e compaiono i primi accenni di noia, i Kataklysm pur non scadendo in canzoni-filler ci rifilano una serie di pezzi abbastanza anonimi, tra i quali risalta solo “Real Blood – Real Scars”, dall’attitudine più “caciarona”, dotata di alcuni breakdown irriverenti ed una ritmica magnetica; la conclusione viene affidata ad “Elevate”, un brano dalle grandi potenzialità che si basa su forti atmosfere e passaggi epici, rovinandosi poi a causa di un riff piuttosto scontato.
Waiting For The End To Come è indubbiamente un buon album, peccato per gli svariati spunti interessanti non sviluppati a dovere in favore di un approccio scolastico da manuale; compitino ben fatto, ma la scintilla dei tempi d’oro non è ancora riuscita a riesplodere. Non ci resta che aspettare fiduciosi i Kataklysm al prossimo appuntamento, consci che il “mostro” non è deceduto ma solo sopito.
6.5