(Golden Antenna Records, 2014)
1. Ossein Trail
2. The Roar
3. Warnlands
4. His Streets Of Honey, Her Mouth Of Gold
5. Iron Hail
6. Kawea Tatou Ki Nga Hiwi
7. Sister, Come Home
8. The Last Rivers
La Nuova Zelanda ha un indubbio fascino: un paese con una delle più basse densità di popolazione del globo abitato, chilometri e chilometri di natura incontaminata fatta di montagne, laghi e foreste.
I Kerretta, originari di Auckland in Nuova Zelanda appunto, portano la magia di quei luoghi nella loro musica.
In giro da diversi anni, il gruppo è al terzo disco e propone un post metal strumentale con forti tinte atmosferiche. La vera forza motrice del combo è il basso, che domina incontrastato nelle tracce con un suono pieno e distorto, il tutto sorretto da una batteria che gioca sui tempi medi con estrema fantasia. Il lato emotivo è espresso dal chitarrista, che non cade nei costrutti classici fatti di arpeggi e crescendo ma piuttosto crea complesse strutture dal sapore cinematico, come in “His Streets Of Honey, Her Mouth Of Gold”. I nostri hanno un lato heavy ben marcato che tiene alta l’attenzione, come si può chiaramente sentire in brani come “Iron Hail” e in “Warnlands”, vicini alle traiettorie disegnate dagli Isis periodo Panopticon.
Proseguendo l’ascolto il viaggio si incupisce, si percepisce la sensazione di attraversare le lande neozelandesi con la stupenda “Kawea Tatou Ki Nga Hiwi”, che con la sua nenia ci trascina in un vortice buio e minaccioso. Come se volessero affondare le mani nel tribalismo della terra natia, i Kerretta utilizzano strumenti percussivi del luogo per arricchire “Sister, Come Home”. Il finale affidato a “The Last Rivers” è carico di pathos e chiude il lavoro in maniera eterea e ricercata. Rispetto al passato si percepisce come il gruppo abbia cercato strade da percorrere più originali e per certi versi più vicine alle loro radici culturali. Pirohia è un’ottima conferma e una speranza per un futuro lavoro ancora più personale.
7.5