(DeAmbula Records, 2015)
1. Organ-grinder
2. Magmantra
3. Fade down to go down
4. Sick transit gloria mundi
5. Sludge jungle
6. Third melancholia
7. So say we all
8. Disturbed
9. Demon leech
Da Pescara tornano dopo tre anni dalla loro ultima produzione i The Marigold, capitanati da Marco Campitelli. Il suono della band è mutato profondamente nel corso degli anni, abbandonando le atmosfere sognanti ed eteree debitrici del post rock e diventando qualcosa di più buio ma allo stesso tempo spirituale e mantrico.
Provate a sentire “Organ-grinder” e capirete che intendo: ritmiche in lontananza, come ovattate, e rumore di fondo insistono sui vostri timpani per diversi minuti. Una vera e propria dichiarazione di intenti che prosegue con le chitarre cariche di feedback della seguente “Magmantra”. Siamo in territori noise colmi di stratificazioni e dettagli che emergono poco a poco. Kanaval è un lavoro che si dipana lentamente, che sembra non avere fretta nel calare le carte in tavola, portando l’ascoltatore in placide progressioni. Il tutto viene squarciato dalla furia di scuolaAmphetamine Reptile di “Sick transit gloria mundi”, intelligentemente piazzata a metà dell’album. La potenza viene smorzata in fretta e fatta affondare nella palude sperimentale di “Sludge jungle”, brano colmo di cacofonie. Le tracce finali si diluiscono in un liquido nero che ha la sua massima efficacia in “So say we all”, che poggia su ritmi marziali e una voce ossessiva; una preghiera tribale che rimanda alla splendida “The desert song” dei mai dimenticati The God Machine.
Quella di Kanaval è una materia psichedelica fortemente votata alla sperimentazione che non mancherà di entrarvi sottopelle con i suoi umori oscuri e maledettamente coinvolgenti.
8.0