(NoiseArt Records, 2015)
1. Goatgrind
2. Farm of the Mutilated
3. Blow Your Sneakers
4. Fear the Goathammer
5. #idiot
6. U.H.T. Milk Is Murder
7. Mrs. Goatfire (Nanny of the Damned)
8. Talk to the Hoof
9. No More Space in Herd
10. In Shadows and Crust
11. The Goatastic Four
12. Burn Your Shed
13. Sound of Breaking Horns
14. Wolf Expander
15. Wheels of Fire (Manowar cover)
I tedeschi Milking the Goatmachine sono una formazione dedita ad un death/grind becero e brutale, formatasi nel 2008 a Berlino; quello però che li rende differenti da molte altre realtà estreme che maneggiano lo stesso genere sono i testi e le tematiche trattate: i Nostri, infatti, hanno preferito un approccio canzonatorio e goliardico rispetto al solito filone splatter/gore/blasfemo/eccetera, inserendo “capre” in ogni loro brano, ottenendo un risultato decisamente personale ed alquanto divertente; non facciamoci ingannare però, a livello sonoro il combo tedesco ci sa decisamente fare e pesta duro senza guardare in faccia a nessuno.
Goatgrind è il quarto album da studiom vede la luce durante questa torrida estate che sta infuocando l’Europa ed è composto da quattordici tracce più una simpatica cover dei Manowar, per quarantadue minuti circa di delirio e violenza sonora, tra blast beats, bassi terremotanti e riffs monolitici di scuola Dying Fetus. Ascoltando questo disco più volte si noterà la maestria con cui i ragazzi tedeschi, ispirandosi alle formazioni di Goteborg (o come preferiscono loro, Goat-eborg), siano riusciti a spaziare tra il death metal canonico, il grindcore ed il brutal-death di scuola americana, a volte mescolando tutto in egual misura, altre volte esaltando una di queste sfaccettature.
La title track apre le danze affidandosi ad un breve siparietto comico prima di passare ad una sfuriata death/grind old-school caratterizzata da riff granitici e tempi sostenuti. In “Blow Your Sneakers” vengono privilegiate le influenze grind di scuola nordeuropea, scomodando paragoni con pesi massimi quali Nasum, Gadget e Rotten Sound; si ritorna nel classico death/grind caro alla band con “U.H.T. Milk Is Murder” e le tracce seguenti, alternando parti più rapide a rallentamenti spezzacollo arricchite dall’utilizzo di growls e squeals gutturali tipici dei Disgorge(US). “No More Space in Herd” risalta per il suo sound 100% death metal, con tanto di melodie creepy e passaggi mutuati dal brutal più quadrato ed intransigente, elemento che tornerà prepotentemente sul finale del disco con “Wolf Expander”, che apre in puro stile Misery Index sfoderano poi riff massicci e cadenzati che ricordano da vicino i Gorgasm. La conclusione è affidata alla sopracitata cover “Wheels of Fire”, versione iper-vitaminizzata e ovviamente più aggressiva dell’originale ma comunque ben realizzata.
I Milking the Goatmachine si confermano una band capace, carismatica e per certi versi originale. Dalla fondazione ad oggi sono riusciti a mantenersi su ritmi di produttività piuttosto elevati senza mai sacrificare la qualità dei propri lavori, partorendo opere di geniale demenzialità e rimanendo al contempo saldamente aggrappati agli stilemi del metal estremo.
7.5