1. Thus I Saw The Destructive Voracity Of An Obsessive Ritual
2. Shrim Alternative Healing Center
3. Salmonella
Dopo l’EP rilasciato nel 2011 tornano più cattivi che mai i francesi Mudbath alle prese con il loro primo full-length. Il titolo dell’album è dedicato ad uno dei protagonisti di Deserto rosso, film girato nel 1964 da Michelangelo Antonioni che merita la visione sia per la magistrale interpretazione di Monica Vitti che per il senso di alienazione che sprigiona (tra l’altro è ambientato in una Ravenna industriale da terzo millennio).
La materia trattata è uno sludge sulfureo che si dipana in tre lunghe suite che hanno come direttive geografiche le paludi della Louisiana. L’opener “Thus I Saw The Destructive Voracity Of An Obsessive Ritual” riprende gli stilemi più classici del genere: voci tirate, tempi rallentati e feedback in abbondanza. Le cose iniziano a cambiare con la furia black metal di “Shrim Alternative Healing Center”, il brano più pesante del disco. Se fino ad ora non ci sono stati momenti particolarmente personali, i nostri riescono a dare il meglio nella lunga discesa agli inferi chiamata “Salmonella”, un concentrato di fattanza e catrame che spicca sulle altre tracce: immaginate i Melvins sotto metanfetamina e con un crocifisso rovesciato al collo. Lunghi passaggi strumentali e una voce salmodiante si contrappongono a sfuriate hardcore tiratissime, sfocianti in un assolo drogatissimo che prende a piene mani dalla psichedelia più spinta.
Corrado Zeller è un disco che vive quindi di due anime: una più classificabile e meno affascinate e l’altra davvero personale e coinvolgente. Ai ragazzi di Avignone consiglio spassionatamente di proseguire imperterriti verso questi ultimi lidi.
7.0