(Season Of Mist, 2013)
1. Womb Of Lilithu
2. Splendour Nigri Solis
3. Astaroth
4. Furfur
5. Black Night Raven
6. The Necromancer
7. Marquis Phenex
8. Asmodee
9. Marchosias
10. Matanbuchus
11. Paimon
12. Opium Black
13. Infinite Infernalis
14. Amdusias
I Necrophobic non sono mai stati una band che punta alla quantità, bensì alla qualità: hanno sempre centellinato le loro uscite nel tempo, con una cadenza media di un disco ogni quattro anni, riuscendo così a mantenere standard qualitativi decisamente elevati.
Womb Of Lilithu è un’opera di grande spessore, una vera e propria dichiarazione d’intenti che dimostra come death metal e black metal possano dare origine a magniloquenti alchimie, quando fusi assieme da una mano esperta; sin dagli esordi i Necrophobic si sono dedicati con anima e corpo al death metal scandinavo corroborato da forti dosi di freddo black metal, ottenendo sempre ottimi risultati e creando un trademark piuttosto personale che è diventato un vero e proprio modello per le formazioni nate successivamente. La title-track ci immerge in tenebrose atmosfere lugubri intervallate da melodie malinconiche per poi avviarsi in un crescendo sonoro dalle tinte “ritualistiche”, ma è con “Splendour Nigri Solis” che i Nostri iniziano a fare sul serio: un riffing ispiratissimo stende le linee guida di questo pezzo costruito su tempi medi, pattern di batteria dinamici e un pregiato guitar solo piazzato con sapienza a metà del minutaggio. Con “Astaroth” ci si pone su coordinate più oscure e si pesta sul pedale dell’acceleratore rimuovendo ogni freno inibitore, lanciandosi in un travolgente assalto frontale di death balckeggiante; “Furfur” riporta in auge le atmosfere iniziali, risultando cadenzato e melodico allo stesso tempo, completato da un piacevole ritornello di facile memorizzazione. Ben diversa sono l’adrenalinica “The Necromancer”, migliore traccia del lotto, caratterizzata da un riffing dinamico, cambi di tempo ficcanti e cori epici, e “Asmodee”, nella quale il lato prettamente black dei Necrophobic prende il sopravvento dando origine a melodie mefistofeliche che si adagiano su un pioggia di riff serrati e assalti al doppio pedale. Ciliegina sulla torta risulta essere la dodicesima traccia “Opium Black” , un brano che inizia come narrazione evocativa à la Rhapsody Of Fire, con tanto di clean vocals, per poi esplodere in un rabbioso wall of sound dominato da chitarre taglienti e passaggi dissonanti che lasciano senza fiato.
Womb Of Lilithu è indubbiamente un piccolo capolavoro, i Necrophobic hanno creato un’ode ai demoni e alla magia nera sotto forma di manifesto death/black metal, riuscendo nel non facile compito di stupire anche la fascia più scafata degli extreme metallers, confezionando un’opera intensa, accattivante ma anche dinamica al punto giusto senza mai far trasparire cali d’ispirazione o perdite di coesione. Un punteggio ampiamente positivo è la degna valutazione di quest’ultima fatica.
8.0