(Daemon Worship Productions, 2014)
1. Nails as the Weapon of Hatred
2. Cult of Flesh
3. Healing Catalepsy
4. Satanskin
Gli Odem sono una band russa assimilabile al grande filone del black/death metal, anche se stilisticamente e ideologicamente più vicina al black metal, dotata di una grande capacità espressiva e di una ferocia difficilmente eguagliabile; dal 2004, l’anno di fondazione, ad oggi hanno prodotto un solo full-length e questo validissimo Ep, restando purtroppo sconosciuti a buona parte del grande pubblico.
A tre anni di distanza dal promettente debut album intitolato Rape Your God and Pray for Reprieve i Nostri sono tornati a cavalcare le scene con un Ep di sole quattro tracce, eppure denso di contenuti interessanti per una più che onesta durata di circa venti minuti. Questa volta il combo di San Pietroburgo ha voluto appesantire il proprio sound muovendosi maggiormente verso il death metal floridiano, dando vita a quatto tracce intense, veloci e brutali, dotate di un’immediatezza decisamente invidiabile: “Nails as the Weapon of Hatred” arriva direttamente dal primo full-length, e sebbene parzialmente re-interpretate si tratta sempre di una vera e propria “fucilata in faccia”, benedetta da un ficcante incipit al fulmicotone che assale frontalmente l’ascoltatore con terremotanti pattern di batteria, sempre in primo piano, ed alcune rasoiate dissonanti nel pieno stile del black metal nordico. La successiva “Cult of Flesh” risulta spiccatamente death-oriented, dotata com’è di una febbricitante velocità d’esecuzione accompagnata da una sezione ritmica più monolitica e pesante nella quale si possono carpire quelle influenze oppressive e demoniache tipiche di formazioni come Archgoat e Nuclear Desecration. Degna di nota anche la traccia di chiusura “Satanskin”, un brano granitico dal sapore old-school, che va a pescare dal repertorio dei primi Morbid Angel ibridandoli con blasfeme sfuriate à là Belphegor andando poi a sfumare sul finale verso lidi più melodici e luciferini.
Tirando le somme, ci troviamo di fronte a un platter interessante e ben realizzato; inoltre, l’ottimo growl del singer KH dona una valore aggiunto a questo The Valley of Cut Tongues rendendolo un acquisto se non fondamentale sicuramente raccomandato.
7.0