(Golden Antenna, 2015)
1. Please Let Me Come Into The Storm/Luke
2. Das einsame Grab des Detlef Sammer
3. Burroughs
4. The Queue
5. Damsel In Distres
I Radare esordirono nel 2010 con Infinite Regress, disco canonicamente post metal con la particolarità che nella parti atmosferiche il bassista abbandonava la sezione ritmica per proporre atmosfere fumose grazie all’uso della tromba. L’anno seguente i Radare si staccarono completamente dall’esordio con Hyrule, un disco composto da due brani fortemente atmosferici che lasciavano ogni velleità heavy. Con il nuovo lavoro i teutonici abbandonano in parte le atmosfere eteree per tornare in lande più ritmate e legate alla forma canzone.
Im Argen (titolo del full-length) nell’idioma tedesco significa sentirsi in uno stato di estrema tristezza. La cupezza è senza dubbio il filo rosso che collega le cinque tracce di questo nuovo lavoro che scarnifica il doom piegandolo alle indolenze del jazz. Fin dall’iniziale “Please Let Me Come Into The Storm/Luke” le sonorità sono pacate e i tempi rallentati. Nel disco non c’è spazio per parti vocali, che vengono egregiamente sostituite dall’uso del piano Rodhes e dalla sezione di fiati composta da clarino (suonato magistralmente del batterista) e trombone. Le suggestione dei paesaggi sonori che vengono a crearsi fanno accostare i nostri alle colonne sonore di Angelo Badalamenti piuttosto che al post rock / drone degli Earth e dei compagni di etichetta Circle. In “Burroughs” troviamo il brano più rappresentativo dell’opera, che deve essere necessariamente gustato accompagnato dal cortometraggio rilasciato dal gruppo. Il protagonista, sopravvissuto ad un incidente stradale dove ha perso la vita un caro amico, vive la propria esistenza come un fardello. Durante l’ascolto la sensazione di tristezza si insinua sottopelle e ben si intendono le scelte fatte per l’artwork del disco così crepuscolare e per il suddetto corto.
Il lavoro in sede di masterizzazione fatto da Harris Newman (Godspeed You! Black Emperor, Timbre Timbre) al Grey Market Mastering dona pulizia e limpidezza ai suoni facendo risaltare arrangiamenti e progressioni. Indubbiamente di nicchia, il terzo disco dei Radare erige i tedeschi a pionieri di nuove sonorità in bilico tra suggestioni cinematiche e post rock. Un ascolto difficile ma estremamente appagante.
7,5
Di seguito il suddetto cortometraggio realizzato per “Burroughs”: