(Metal Blade Records, 2014)
1. A Debt Owed to the Grave
2. Deathless
3. Labyrinth of Eyes
4. Madness Opus
5. Scorched Earth Policy
6. The Blackest Reaches
7. The Fix
8. United in Helotry
9. Apex
10. Witch Trials
Sempre più prolifici, i Revocation tornano alla carica dopo un solo anno dalla precedente release omonima. Il nuovo arrivato Deathless si presenta però in una veste ben differente dai suoi predecessori: sino ad ora infatti il quartetto di Boston aveva sempre optato per artwork futuristici con frequenti richiami all’universo cibernetico, questa volta invece hanno tirato fuori del cilindro una cover dalle tinte old-school, un chiaro tributo al death metal dei primi anni 90.
Dopo solo pochi minuti d’ascolto Deathless si dimostra subito essere un disco maturo e completo, posto a coronazione di una carriera e di una fama in costante crescita, entrambe supportate dall’instancabile operato della Metal Blade Records. “A Debt Owed to the Grave” riesce subito a rapire l’attenzione dell’ascoltatore grazie ad un riffing dinamico e vigoroso, uno sposalizio perfetto di techno-death e thrash metal, fusi assieme con grande maestria, che dà vita a sonorità intense dall’alto tasso tecnico ma anche dannatamente catchy, ricordando in parte gli Hatesphere di metà carriera. Con “Labyrinth of Eyes” le ritmiche si fanno più incalzanti e la parte thrash prende il sopravvento, arricchita da alcuni chorus e deliziose aperture melodiche, mentre “Scorched Earth Policy” è il pezzo identificabile come cavallo di battaglia del platter, inaugurato da un guitar-solo frenetico che precede un grezzo assalto death / thrash terremotante, trainato dall’inconfondibile ed intramontabile “tupa-tupa”. Giunti a “United in Helotry” i Revocation cambiano in parte registro dando vito ad un brano piuttosto lento, a tratti cervellotico, evocando un sound opprimente e plumbeo dominato da una costante alternanza tra tempi medi e rallentamenti. Come chicca finale viene proposto il pezzo più complesso e lungo del lotto, “Witch Trials”, caratterizzato da complessi riff ultra-tecnici, passaggi dissonanti e tempi dispari, il tutto condito da melodie taglienti che a volte sconfinano nel melodic black metal; sul finale vengono anche inanellati alcuni lunghi e complessi guitar-solos con tanto di arpeggi tipicamente cari al panorama hard & heavy.
Niente da eccepire, i Revocation continuano imperterriti a percorrere la loro strada, in costante ascesa verso la vetta riservata ai grandi nomi del metal mondiale, pronti a ricavarsi un posto d’onore tra di essi: Deathless appaga per la sua completezza, affascina per tecnica e fruibilità, stupisce per l’ottimo mix di idee innovative e richiami alla gloriosa vecchia scuola. Con queste premesse mi sembra inutile sottolineare come l’acquisto risulti praticamente d’obbligo.
8.0