(Relapse Records, 2013)
01. The Hive
02. Scattering the Flock
03. Archfiend
04. Numbing Agents
05. Fracked
06. The Gift You Gave
07. Invidious
08. Spastic
09. Entombed by Wealth
10. AVisitation
I Revocation sono parte integrante della schiera di giovani promesse del metallo estremo, capaci di emergere e ottenere una discreta notorietà in poco tempo. Tale successo è dovuto a due fattori fondamentali: in primo luogo l’indiscutibile ed elevatissima preparazione tecnica di ogni musicista appartenente al combo di Boston, ma anche il grande numero di live-shows in tutto il mondo a cui si sono affannati a partecipare ha grandemente aumentato il loro seguito. Forti del consistente numero di fan creatisi, eccoli uscire con un nuovo disco, intitolato come la band stessa Revocation.
Il quarto full-length nato dal quartetto statunitense è un disco di pregiata fattura, in cui il death e il thrash metal si fondono in maniera sublime, naturalmente espressi nella loro versione più tecnica e moderna; riff velocissimi e taglienti sembrano volare sopra a raffiche di blast, scariche di doppio pedale e qualche “tupa-tupa” ammiccante alla vecchia scuola, ogni tanto spezzati da tempi dispari oppure da portentosi guitar-solos. Il tutto viene completato da un basso sempre presente in primo piano ed una voce che ricorda il buon vecchio Tomas “Tompa” Lindberg ,che chiude alla perfezione il cerchio. Approfondendo la tracklist di Revocation verremo catapultati in una dimensione “futuristica e post-moderna”, caratterizzata da suoni puliti e cristallini e riffe velocissimi che si intersecano in una fitta ragnatela di trame a volte compatte, altre volte dissonanti; nei brani più diretti e violenti come l’opener “The Hive” oppure “Archfiend” i nostri si muovono con grande abilità e carisma, unendo alla foga del death metal tecnico l’ardore trascinante e martellante del thrash più quadrato e slayeriano Anche nei brani più ammiccanti al melo-death i ragazzi di Boston non fanno sconti, come dimostrano le ottime “Scattering the Flock” e “Fracked”, convincenti e coinvolgenti fino all’ultimo minuto. Ciliegina sulla torta alcuni brani più sperimentali come “Spastic” e “AVisitation”, in cui il techinical death/thrash dei nostri sconfina in alcuni territori cari al prog-death stile Obscura. La carne al fuoco è davvero tanta ed è qui che entra in gioco la maestria dei Revocation, capaci di maneggiare e integrare tutte queste sfaccettature dell’extreme metal convogliandole in un poderoso e unitario wall of sound.
Ed eccoci giunti alle battute finali. Sicuramente l’appagamento sensoriale e la soddisfazione sono i sentimenti che trionfano su tutti al termine dell’ascolto di Revocation; fatta eccezione per il mezzo passo falso compiuto con Chaos of Forms, il quartetto di Boston ha dimostrato nel corso degli anni di meritarsi completamente il successo ottenuto e che gli assi nella manica non sono ancora stati giocati tutti, ma intanto quest’ultimo album è certamente un’espressione notevole del loro talento.
7.5