(F.D.A. Rekotz, 2012)
1. The Mother Of Darkness
2. Their Thoughts Can Kill
3. Ravenous Alien Spawn
4. The Black Queen
5. The Thing That C.H.U.D. Not Be (Instrumental)
6. Psychoplasmics
7. Prey To Katahdin
8. Kinderfeeder
9. The Hatchet Murders
Puntuali come un orologio svizzero, ecco arrivare l’annuale nuovo album per la band capitanata dal poliedrico Rogga Johansson. I Revolting non si fermano mai e, guidati dall’inesauribile vena compositiva del loro frontman, proseguono dritti per la loro strada sfornando disco un disco dopo l’altro, sempre di puro, mefitico e horrifico death metal.
Hymns of Ghastly Horror è il loro quinto album da studio e sin dal primo sguardo al cover-artwork possiamo immaginare cosa ci aspetterà una volta inserito il CD all’interno del lettore. I Revolting, sin dalla fondazione, hanno avuto come unico scopo quello di spargere il verbo dell’old-school death metal unendo le tematiche horrifiche e macabre tanto care ai b-movie/slasher movie al sound tipico svedese in stile Grave e Dismember sulla base del quale hanno impresso il loro trade-mark. Ascoltando la loro ultima fatica si capisce subito che la formula principale non è affatto cambiata rispetto alle produzioni precedenti anche se, grazie ad alcuni accorgimenti in sede di songwriting e all’inserimento di alcune melodie malate e terrificanti, la band è riuscita ad evitare l’effetto di “già sentito” dando a questo platter un ventata di freschezza e novità. I brani si basano su un riffing poderoso “motosega-style”, che si va ad amalgamare con trame di basso solide e potenti, il tutto viene completato da un drumming piuttosto agile con alcuni cambi di tempo ed accelerazioni brucianti. “Their Thoughts Can Kill” è il tipico brano al 100% in stile Revolting in cui notiamo tutte le caratteristiche sopraccitate; da segnalare anche la strumentale “The Thing That C.H.U.D. Not Be”, un brano che potrebbe tranquillamente far da colonna sonora a un film horror in stile La Casa. In quasi trentasette minuti, i Nostri hanno condensato tutti i principali cliché dell’old-school death svedse ma, unitamente a ciò, si sono dati da fare per plasmare il prodotto finito in modo che risultasse personale e coinvolgente. In una scena altamente inflazionata come quella death dell’ultimo periodo, risulta sempre più difficile riuscire a risaltare nella massa; i Revolting non si sono mai fatti intimidire da cotanta concorrenza e hanno dimostrato di poter reggere il passo con gli altri grandi nomi, presentandosi sempre con album di buona fattura e decisamente sopra la media.
Ci sarà chi, ascoltando Hymns of Ghastly Horror , storcerà il naso dicendovi che si tratta della solita “ministra” basata sul death metal di vecchia scuola. Beh, certamente i Revolting non hanno mai fatto gridare al miracolo per il loro spirito di innovazione, ma tale elemento non va visto come una debolezza, bensì un punto di forza; infatti il loro intento è sempre stato quello di proporre materiale tipicamente in vecchio stile, riproposto in chiave più moderna e accattivante. Inutile dirlo, obiettivo completato con successo!
7.5